di Raffaele Lisco
In attesa di configurare il NUOVO GradoSpia.it, il mio commento sulla domenica “libera” di ieri, 1° giugno 2020.
In fondo era prevedibile che, dopo quasi tre mesi di “arresti domiciliari”, la sterminata folla di pendolari provinciali si sarebbe calata sull’isola come un’esercito di cavallette. Voglia di sole, di mare, il gelato ai ragazzini, la ciccia candida esposta all’abbronzatura e lo struscio per i viali “pedonali” (per modo di dire…), sono stati la cifra con la quale hanno invaso Grado orde di bisiachi, furlani della bassa e “ucci” del golfo omonimo.
Tutti con la moto, lo scooter, la bici “da corsa” (sic!), la panda turbo e l’ibrida ancora da rodare, acquisto poco goduto causa “pandemia”. La solita parata di burini a torso nudo, bambini urlanti e genitori assenti, maleducati/e in trasferta e inquinatori da cartone pizza al taglio e lattina di birra calda.
Niente di nuovo dalla solita inutile discussione, quando si parla di turismo pendolare. La scontata contrapposizione tra chi si sente avvilito per essere stato invaso dai “coatti” e chi protesta per il gradese “parvenu”, curioso soggetto abilissimo nello storcere la bocca ma, contemporaneamente, spremere l’indesiderato limitrofo come non ci fosse un domani. Se “pecunia non olet”, sicuramente al nativo lagunare (e non…) gli “sportivi” (da muniti di sporta casalinga – ndr) non disturbano l’olfatto, almeno quando pagano € 1,50 una pallina di gelato o una cifra per due sdraio con ombrellone…
Personalmente, quelli passati “in solitudine”, sono stati i tre mesi più belli da quando vivo sull’isola, il trionfo del possesso esclusivo del territorio, chilometri di silenzi in mezzo alla natura, le spiagge deserte dove poter passeggiare il cane senza pericolo di accendere la rissa col solito “fastidioso”. Un sentimento decisamente egoistico, molto lontano dalle necessità economiche di una comunità che vive di SOLO turismo ma sembra non averlo ancora capito…
Sapevo che tanta fortuna non sarebbe potuta durare e, in fondo, meglio “invasi” che falliti. Non per me che non ne ho bisogno (anziano pensionato) ma per quelli che ancora devono lavorare per vivere. Non capisco ma mi adeguo, anche se la mia idea di “turismo” applicata a questo territorio unico, selettivo e ridotto, è molto lontana da quella “popolare” adottata dalle ultime amministrazioni.
Quello che non mi è piaciuto vedere, è stata quella convinzione generale che fosse tutto finito, che gli ultimi mesi difficili, i morti a migliaia e il sacrificio di tutti, siano stati solo un brutto sogno dal quale risvegliarsi nella prima domenica di giugno 2020.
Tutti ammassati, ridicolmente “giustificati” a mezzo “mascherina” orgogliosamente portata sotto il mento, legata al braccio, nascosta nel taschino o nella borsa (“…guardi che ce l’ho!..”). L’ormai famoso “metro” di distanza trasformato, a piacere, in pochi centimetri o decimetri (o nemmeno quelli), passaggi di cibo, indumenti, oggetti, varie ed eventuali tra persone diverse, il trionfo della contaminazione modello “roulette russa”.
Vedremo tra un paio di settimane se ci saranno delle conseguenze da questo “libera tutti” balneare, se veramente sarà valsa la pena di foraggiare quattro spiaggini e cinque gelatai (per gli altri ciccia…) e incassare un nuovo focolaio pestifero che ci rimetta tutti ai domiciliari per chissà quanto tempo ancora.
Certo che se non succederà nulla di clinicamente acuto, allora inizierò anch’io a pensare che ci hanno preso per i fondelli e che il Corona Virus è stata solamente una truffa per chissà quali scopi politici.
Nel frattempo, in attesa degli eventi prossimi venturi, continuerò a stare alla larga da voi tutti. A prescindere.
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