di Raffaele Lisco.
Per l’isola di Grado, i primi sei mesi di questo 2020 hanno preso più le sembianze di una punizione divina, piuttosto che la normale preparazione a una nuova stagione turistica estiva.
Credo di non poter essere accusato di faziosità (e tantomeno di pessimismo), se la mia personale valutazione sul semestre in via di conclusione rimarrà nella storia locale come uno dei peggiori periodi storici dal dopoguerra ai giorni nostri.
Prima tutta la difficoltà di riuscire ad arginare il fenomeno dell’innalzamento marino derivante dall’aumento delle maree, conseguenza conosciuta da chi vive su di un isola circondata dal mare ma mai vissuto con tanta intensità, frequenza e dannosità come in questa tornata invernale. Danni rilevanti per le attività situate a livello stradale, cantine, garages e depositi allagati, pericolosamente esposti alla corrosione marina.
I ristori economici che TUTTA la sfilata dei politici di destra, sinistra e movimenti, in parata col sindaco gongolante, avevano promesso agli imprenditori colpiti da questo fenomeno naturale, inutile sottolineare che non hanno prodotto ancora nemmeno un centesimo arrivato nelle tasche di chi ha presentato domanda di aiuto al Comune, Regione, ecc.
Nemmeno digerita questa disgrazia (annunciata e ricorrente…), ecco precipitare (anche) sulle nostre teste il COVID19, virus sconosciuto che ci ha obbligato agli arresti domiciliari per quasi tre mesi. Fortunatamente, l’aria buona, un gran dose di culo e la condizione di “eremiti” isolati e isolani, ci ha risparmiato i lutti che in altre regioni hanno decimato soprattutto la popolazione anziana colpita dal morbo. Tuttavia, la “morte” economica che colpisce chi vive di solo turismo legato a una sola stagione (quella estiva), tipico core business di una località balneare, è oggi il problema che sta condizionando l’imprenditoria locale, quindi tutta una comunità.
Nemmeno rialzata la testa e ripreso una parvenza di vita “normale”, finalmente liberi di uscire e di rivivere la normalità quasi dimenticata a causa dell’epidemia (forse) debellata, che ecco arrivare l’ultima “sfiga” in ordine d’apparizione: la classica mareggiata da “sciroccale” pronta a mangiarsi l’ennesima porzione di una spiaggia già martoriata dall’azione corrosiva del mare.
La riflessione che dovrebbe interessare prepotentemente qualsiasi residente nel Comune di Grado, tutti gli imprenditori del settore turistico (e non), i sedicenti politici con ambizioni amministrative presenti e future e chiunque avesse a cuore il futuro di questa meravigliosa isola, dovrebbe avere come unico soggetto la volontà di programmarsi per risolvere le problematiche conosciute e ricorrenti che affliggono il territorio, almeno per i prossimi vent’anni.
Certo, molto belle le piste ciclabili, le latitanti Cittadelle Sportive, le modifiche ai marciapiedi e i rinnovi strutturali applicate ai lavori pubblici comunali, giusto rinnovare e manutenzionare ove necessario ma, secondo me, a poco serve al turismo subire le ricorrenti e ben conosciute influenze negative della natura. Accusare problemi che potrebbero essere risolti facilmente grazie alle tecnologie a disposizione dell’uomo e sciupare ingenti somme di danaro pubblico per rattoppare sistematicamente quanto andrebbe rivoluzionato una sola volta ma per sempre, non serve e soprattutto non risolve.
Su questo si giocherà la prossima partita politica che determinerà l’amministrazione che governerà l’isola di Grado per il quinquennio 2021/2026, questi saranno i presupposti sui quali gli elettori gradesi dovrebbero basare la loro preferenza politica. Chi sarà capace di convincere i cittadini di aver ben chiaro un Piano Strategico capace di guardare più lontano di una legislatura, dovrebbe – a mio avviso – avere l’onore e l’onere di guidare Grado per i prossimi anni a venire.
Poco m’interessa il “colore” politico di chi sarà capace di convincere, aggregare e stimolare un’unità d’intenti che le ultime amministrazioni (divisive, incompetenti e rancorose) non sono state in grado di interpretare, nè tanto meno il nome e cognome, sesso e provenienza dell’uomo o della donna che saprà farci sognare con motivazioni forti e credibili.
Torno in pista, consapevole delle conseguenze che mi aspettano, motivato a stimolare l’opinione pubblica a guardare la luna e non il dito…
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