ESAMI DI MATURITA’ – 44 ANNI DOPO…

di Raffaele Lisco.

Maturità in emergenza. Quarantaquattro anni dopo la storia si ripete.

Stanno finalmente per iniziare gli esami di maturità che l’emergenza Covid 19 stava per annullare. Con le dovute precauzioni, a scartamento ridotto, monchi nella forma e nella sostanza e stravolti nella compilazione del giudizio di merito, comunque, l’esercito dei maturandi vivrà la meravigliosa esperienza della fine delle superiori e, per molti, della conquista di un diploma.

L’esperienza strana che stanno vivendo i maturandi dell’anno 2020 mi hanno risvegliato antichi ricordi legati alla mia ormai dimenticata gioventù, un milione di anni fa, tempo in cui anche per me venne il tempo di conseguire il diploma di Maturità Scientifica.

Ammesso agli esami presso il Liceo pubblico Duca Degli Abruzzi in quel di Gorizia e blindato nel mitico collegio Dante in zona Casa Rossa, svolti gli scritti senza infamia e senza lode (non) mi preparavo agli orali previsti per la fine di giugno dell’anno 1976.

Come oggi, la sciagura conseguente a un evento disastroso come il terremoto in Friuli del 6 maggio, aveva completamente stravolto le procedure messe in atto per completare le sessioni d’esame di quell’anno ma, a differenza di oggi, lo stato aveva deciso di non fermarsi, pur adottando rigorose azioni per la sicurezza di docenti e alunni.

Devo specificare di non essere mai stato, da ragazzo, un grande seguace dello studio (piacere che invece ho sviluppato più avanti) quindi, durante il quinquennio avevo saltato due anni di scuola, preferendo andarmene in giro per l’Europa a fare l’hippy, rimanendo inevitabilmente indietro rispetto ai miei coetanei. Facilmente coperto dai soldi di papà, recuperare il tempo perduto frequentando una scuola privata e superare tre anni in uno, rimettermi in pari è stata solo una questione di cifre.

Svolti gli scritti (italiano e matematica) senza infamia e senza lode, con l’evidente timore generale di vedersi crollare il soffitto dell’aula in testa, la maggior parte di noi passava il tempo libero nel giaculare macumbe, pregare le forze del male e promettere orge e festini in onore di Satana, pur di ottenere almeno una “scossetta” durante il proprio turno all’orale.

Di famiglia benestante e disposta a qualunque nefandezza pur di poter vantare il figlio/nipote “maturato”, avevo a disposizione qualsiasi cifra per raggiungere l’obbiettivo, pratica che indovinai perfettamente, visto che al momento del mio turno d’orale, dopo nemmeno cinque minuti cominciò a tremare tutto, compiendo il miracolo ampiamente pagato.

Trentasei “politico” incassato, in una sessione menomata decisa a mandare avanti anche un somaro come il sottoscritto, felice del pezzo di carta insperato (e non meritato), pronto alla prospettiva di altri anni di fancazzismo pagato, a mezzo frequenza universitaria a tempo indeterminato.

Corsi & Ricorsi storici (Gian Battista Vico – ndr), esattamente come quelli ricomparsi oggi, trentasei anni dopo quella mia personale e positiva esperienza di “studio”.

®RIPRODUZIONE RISERVATA.

 

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