VOLEVO SFILARE AL GAY PRIDE DI GRADO…

di Raffaele Lisco.

Volevo sfilare al Gay Pride di Grado 2020, invece era la solita bufala dei CWC.

Qualcuno di voi si ricorderà il roboante annuncio proferito l’anno scorso (2019) dal vicesindaco e assessore al turismo Matteo Polo, il quale, supportato da tutta la maggioranza dell’amministrazione Dario Raùgnasindaco di Grado, ci avvisava che il nostro Comune avrebbe ospitato l’edizione regionale del Gay Pride 2020.

Arrivati tardi per ospitare tra i viali e le calli dell’Isola del Sole l’edizione 2019, ai “diversi” civici gradesi era rimasto il boccone per traverso. Le tutine colorate, il trucco pesante e le piume di struzzo erano rimaste nei cassetti, usate solamente per le festicciole tra di loro, senza possibilità di mostrarsi al mondo.

Anch’io, ordinato il completino in lattex nero, acquistati gli stivali tacco 12 da dominatrice e prenotato le extensions da Federico Fashion Style (3.000 euro – ndr), avevo dovuto riporre nel cassetto il completino illustrato nella foto di testa articolo e rimanere farfallina imprigionata.

Ma il tempo passa in fretta e sapevo che l’estate 2020 sarebbe arrivata presto, con il suo bagaglio di novità per noi “aperti”. Già a maggio facevo le prove davanti allo specchio, per non lasciare nulla al caso nella preparazione della mia sfilata all’imminente Gay Pride Gradese. Giorni e giorni di studio sull’acconciatura, manicure, pedicure, aggiustamenti sartoriali al completino nero e suggerimenti delle mie amiche sul trucco maggiormente stupefacente, avevano trovato la miglior soluzione per farmi diventare la più bella di Grado.

Già immaginavo le rosicate di quelle sciammannate del gruppo: Roberto Marin (detta “Rachele”), Enzo Tirelli (“Casonera”), Sandro Lovato (“Badessa della Colonia”), Dario Raùgna (“Cleopatra”), Fiorenzo Facchinetti (“Crocerossina”) e di tutte le altre come noi, anime represse costrette a nascondersi dal velenoso giudizio di una comunità rozza e insensibile. Sarei stata la più guardata, fotografata e invidiata della sfilata, vero idolo delle donne e degli uomini, oggetto del desiderio di quelli che vorrebbero ma non possono.

Invece, arrivato il fatidico giorno (19 giugno 2020), data nella quale Matteo Polo (detta “Open”) aveva giurato che a Grado avremmo sfilato in parata coi culetti al vento e le tette libere, non c’è stato nessun Gay Pride Gradese. Nemmeno uno straccio di annuncio per giustificare il mancato evento, come se per gli organizzatori “civici” quanto promesso l’anno prima non fosse mai successo.

Come al solito, l’ennesima sparata di un’amministrazione che da quando è stata operativa (giugno 2016), non ha mai mantenuto nemmeno una delle mille mila promesse esibite in favore di telecamera solo per bullarsi e guadagnare tempo, con la speranza di spostare il più avanti possibile il giudizio popolare di essere dei palesi cazzari. Stiamo ancora aspettando le 50 carrozzelle per disabili (…), la mobilità sostenibile del Politecnico, le case agevolate per i residenti, Marina le Cove, le Nuove Terme, ecc.

Pazienza. Ancora una volta, dovrò tenere disponibile per pochi intimi e selezionati “amichetti”, la visione della Spia Capo in costumino di lattex nero, gli accessori e l’acconciatura da Regina della Notte obbligata a rimanere travestita da Lisco “normale”. Almeno di giorno.

Come tutte le mie “colleghe”, elette e non…

®RIPRODUZIONE RISERVATA.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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