di Raffaele Lisco.
Delle due l’una: o la pandemia è solo una bufala, oppure presto saremo tutti morti.
Non sono un virologo, un epidemiologo, un infettologo e nemmeno posso vantare titoli accademici nel settore della medicina. Oltretutto di cognome faccio Lisco e non Pipan…Però non sono nemmeno così stupido come sembra e di conseguenza, quello che osservo sul territorio dove vivo mi fa pensare che o il virus non esiste, oppure difficilmente arriverò vivo al prossimo capodanno.
Chiunque avesse occasione di farsi un giro a Grado, non potrà fare a meno di notare che qualsiasi norma sanitaria derivante da editti pubblicati dallo stato, per intenderci i famigerati DPCM (Decreto Presidenza Consiglio dei Ministri – ndr), oggi non esiste più, atteso il ripristino dello status antecedente alla pandemia dichiarata.
Le mascherine le indossano solamente i pochi abelinati disposti a sputacchiarci dentro la propria saliva e respirarsi l’anidride carbonica autoprodotta, mentre la quasi totalità degli sconosciuti frequentatori della nostra località balneare è grasso che cola se la indossa sul braccio o come sottomento di facciata.
Magicamente, l’obbligo di mantenere le dovute distanze tra avventori, è stato superato dal progressivo riavvicinamento coatto tra sconosciuti, dimostrazione visiva dell’evidente contatto (nemmeno troppo mascherato), compreso ripristino del ritorno ai baci e abbracci un tempo considerati reato sanitario.
Sedetevi in un bar o accomodatevi al tavolo di un ristorante qualsiasi dell’Isola del Sole e scoprirete che le piazze “ridotte” (tavoli esterni), hanno riconquistato il numero di coperti originario, colmando quell’handicap commerciale che nemmeno la peste potrebbe indurre i titolari al rispetto normativo.
Piazzatevi ordinatamente in una qualsiasi fila per acquistare l’ottimo gelato artigianale da passeggio isolano e non vi sarà difficile notare l’esiguo numero di centimetri che vi separa dal vostro prossimo, precedente o posteriore. Naturalmente tutti senza protezioni e indifferenti al contatto palese.
Inutile commentare quanto avviene sulle spiagge e relativi luoghi di somministrazione alimenti e bevande interni. Orde di smutandati con la mascherina infilata nel costumino, si esibiscono in allegre sputacchiate sulla vostra consumazione, mentre disquisiscono coi compari sulle ultime di campionato e/o altre altre dotte considerazioni sulla rava e la fava.
Insomma, in meno di qualche settimana, si è passati da morte sicura per contagio al “tutto passato”, con allegato immancabile anatema proferito dai distributori di amenità locali contro i “criticoni professionisti”. I soliti ben conosciuti fancazzisti colpevoli di volere la distruzione del paese e il fallimento di “quelli che lavorano”, palesi portatori insani di disoccupazione congenita e reiterata. Brutta gente degna della galera o dell’ospedale…
Per scelta “stagionale”, il proiettile lo abbiamo inserito nel caricatore, ora basta dare un giro al tamburo e spararci un colpo alla tempia a turno, come Robert De Niro nella celeberrima scena de Il Cacciatore.
L’augurio è quello di farla franca ma se anche un solo colpo dovesse andare a bersaglio e il “focolaio” lagunare diventasse la notizia prossima ventura, allora credo che questa volta nemmeno la Madonna di Barbana riuscirebbe a salvare i gradesi dalla miseria.
A meno che non ci abbiano preso per i fondelli e il Covid 19 sia stata un’invenzione dei Poteri Occulti.
Io confido nella certezza che, a Grado, siamo TUTTI (im)muni…
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