di Raffaele Lisco.
La guerra tra Dario Raùgna e il Resto del Mondo è stata ufficialmente dichiarata.
Alla fine, tutto si sta svolgendo come avevo previsto ancora nel lontano 2016. Esaurito il periodo di prova fisiologico (quello del “lasseli lavorà”) durante il quale l’assenza di uno storico ti permette di raccontare qualsiasi fandonia potendo nasconderti dietro la mancanza della controprova, adesso che anche i più “garantisti” hanno avuto modo di assaggiare l’Alto Profilo dello Statista Lagunare e i suoi fedeli ascari, cala il sipario e gli spettatori insoddisfatti vogliono il rimborso del prezzo del biglietto.
Ormai non passa giorno che qualcuno non si lamenti per la “buona amministrazione” di Dario Raùgna – sindaco di Grado. Normale se ad attaccare “l’onorabile” e i suoi affiliati è il solito diffamatore pluripregiudicato ma quando iniziano a bestemmiare perfino i più moderati, filogovernativi a prescindere, allora il segnale che la misura è colma diventa palese.
Perfino il “bravo giornalista” (fino a quando veniva comodo…) Antonio Boemo, cronista dell’unico quotidiano letto sull’isola di Grado, non si è risparmiato nella risposta canzonatoria al sindaco, prendendo letteralmente per i fondelli l’ometto colpito da nervosismo istituzionale. Per arrivare a tanto e riuscire a smuovere l’indole “democristiana” di un cronista più a suo agio nel campo del paraculismo che in quello dell’informazione reale (…), devi veramente aver frantumato i cosiddetti ciufoli senza alcun ritegno ne misura.
Non bastassero le reiterate dimostrazioni di “Cesarismo“ dell’Omo Raùgna, sempre pronto a rimbalzare sulle spalle di qualcun’altro qualsiasi conseguenza negativa (prodotta da egli stesso o dai suoi miracolati eletti) e piagnucolare giustificazioni sulle cattiverie studiate a tavolino per impedirgli di dimostrare all’intero pianeta quale fortuna abbia avuto il mondo nell’averlo visto nascere, adesso si è messo a sfidare l’intero governo regionale, convinto di essere superiore a chi decide sulla vita e la morte di una località turistica come la nostra…
Per quanto mi riguarda nessuna sorpresa, sono anni che tento di spiegare, a chiunque legga i miei deliri, di che spessore siano fatti Dario Raùgna – sindaco di Grado e il circo che lo accompagna. Ripulire da quello che c’è sotto la patina che maschera la vera natura di un farlocco “statista” abilissimo nel cambiare casacca secondo convenienza, passando agilmente dal “nero” al “verde” per arrivare al “giallo” e “rosso”, è la mission che mi sono dato.
Raùgna è palesemente incapace di seguire una condotta politica e amministrativa dedita all’interesse dei suoi cittadini (per lui “sudditi”), il suo Dio è quello che gli permette più facilmente di fare carriera nel meraviglioso mondo dell’indennità a scrocco, il potere di maneggio di somme importanti con le quali “beneficare” i parenti, gli amici e, a scendere, esclusivamente chi disposto ad applaudire senza alcuna vergogna. Perfino quando la realtà ti smentisce clamorosamente.
In soli quattro anni di “potere”, il nostro “democratico” civico, è riuscito a dilapidare milioni di euro dei gradesi, NON realizzare cattedrali visionarie delle quali nessuno ne sentiva l’esigenza, retrocedere l’immagine di Grado ai minimi termini e schivare qualsiasi progetto mirato a un futuro prossimo oltre legislatura. Insomma, tutto subito, non importa come, non interessa se bene o male e neppure con quali conseguenze per la vita della comunità. Il sogno di “restare nella Storia”, incassare medaglie, indossare il tricolore anche per andare al cesso e poter sproloquiare da qualsiasi pulpito utile, queste le priorità del Gambero Lagunare.
Purtroppo per lui, anche oggi, nonostante la politica Italiana sia stata retrocessa al rango di “uno vale uno” (sic!), comunque qualcosa di buono ce lo devi ancora mettere e, soprattutto, l’unico errore che NON devi fare è quello di mancare in “diplomazia”, attaccare a testa bassa chi te se magna in un amen e infamare vigliaccamente quelli che si permettono di dissentire dal tuo “genio”.
La festa sta per finire per Dario Raùgna – sindaco di Grado, ancora pochi mesi e la montagna di patate da pelare lasciata indietro per vivere la favola di cinque anni in Champions è sempre lì, in quello sgabuzzino svizzero da dov’è venuto.
A rimetterci saranno ancora una volta i gradesi ma, in fondo, se lo saranno meritato…
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