di Raffaele Lisco.
Ci vuole una bella faccia tosta per giustificare la propria ingordigia.
Il grande scalpore suscitato nell’opinione pubblica nazionale sulla notizia della richiesta di bonus da parte di cinque “onorevoli” della Camera dei Deputati, sta spalancando la fogna che coinvolge altre centinaia di “eletti” colleghi degli avidi abbuffini.
A livello locale, il primo reo confesso che ha avuto (almeno) il coraggio di uscire dall’anonimato, probabilmente per anticipare la pubblicazione del suo nome tra quelli che si sono “assegnati” il bonus “povertà”, è il signor Franco Mattiussi, Consigliere Regionale di Forza Italia.
Franco Mattiussi è un importante imprenditore nel campo della ristorazione, proprietario di cespiti di pregio in quel di Aquileia, un soggetto non propriamente paragonabile – quindi – a una partita iva dal fatturato corrispondente a poche migliaia di euro all’anno.
Non bastasse il possesso di immobili e la mole di danaro patrimoniale guadagnato nel tempo dal fedelissimo Berlusconiano, un cospicuo conto corrente bancario costruito con anni di lavoro e tutte le agevolazioni creditizie che le banche concedono sempre a chi già benestante (…), il nostro “indigente” (per l’Inps) Mattiussi è pure un politico in carico alla maggioranza regionale di centro destra.
Come legittimo compenso per il “disturbo” del tempo dedicato alla politica regionale, il popolo (con le sue tasse) gli riconosce uno stipendio mensile di qualche migliaio di euro a doppia cifra, più rimborsi spese, agevolazioni, missioni e stipendio per il portaborse Zorino.
Pur non avendo mai “invidiato” nessuno, scambierei la mia attuale posizione professionale ed economica con l’indigente Mattiussi, perfino rinunciando al “legittimo” riconoscimento di una cifra stanziata per quelli che VERAMENTE non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, a causa della pandemia recentemente vissuta.
E’ vero che non ci può appellare a presunte “ruberie”, attesa la totale legalità dell’azione “compensativa” del Consigliere Regionale, tuttavia non vedo alcuna differenza – a mio modesto parere – tra l’indignazione generale per i “furbetti” deputati e “l’autorizzato” politico friulano rimasto – secondo lui – in bilico sulla soglia del fallimento e per questo “bisognoso” di accattarsi la mancetta legalizzata…
Potrei raccontarvi quella che è stata la mia negativa esperienza sull’onorabilità della parola del duo Mattiussi/Zorino ma finirei per trasformare questo articolo in una vendetta personale, distraendo il lettore dal vero oggetto del merito. Una cosa è agire all’interno della legalità strisciando tra le pieghe della solita legge nazionale imperfetta e un altro rendersi conto di quanto in basso stai cadendo senza vergogna.
Ci vuole veramente una bella faccia di tolla a circolare sopra un auto da centomila euro e, contemporaneamente, ingurgitarsi anche l’ultimo spicciolo disponibile destinato a chi il macchinone lo può solo sognare sulle riviste specializzate.
Tra il comprendere che quello che stai facendo è un’immensa porcheria, seppur legalmente giustificata e, nonostante questo fregarsene da perfetto “itagliano” (minuscolo) esponente della Prima Repubblica – a casa mia – c’è una bella differenza. Aggiungere la beffa al danno, “indignandosi” per i commenti disgustati di chi in disaccordo con questo tipo di atteggiamento, completa il triste quadro da Marchese del Grillo de’ noartri.
Con tutto il rispetto che Franco Mattiussi non si merita, almeno in questo caso.
®RIPRODUZIONE RISERVATA.