di Raffaele Lisco.
Credo non ci siano dubbi, al Referendum per il taglio dei parlamentari, agli elettori di centro destra verrà chiesto di votare NO.
La partita importante che vedrà gli italiani impegnati a decidere se il Governo Conte potrà proseguire il suo mandato fino a scadenza (2023), oppure cadrà a seguito di una dèbacle elettorale, si giocherà su due fronti.
L’esito numerico che uscirà dal voto regionale, sempre che la pandemia (vera o costruita…) permetterà al popolo di recarsi alle urne il prossimo 20 e 21 settembre, deciderà a livello locale le posizioni di forza dei due schieramenti opposti di centro destra e di centro sinistra.
Al contrario, il suffragio nazionale riferito al voto referendario sul taglio dei parlamentari, sarà l’indicatore più importante che obbligherà i cittadini a mandare un segnale favorevole o contrario al governo giallo rosso. Due risultati molto diversi tra loro, attese le differenti indicazioni che, ovviamente, usciranno dalla suddetta prova elettorale.
E’ noto che la scelta su quale compagine di destra o sinistra dovesse vincere, per la conquista del comando delle sette regioni in palio, così come per i Comuni al voto, avrà valenza specificatamente locale con tutte le valutazioni del caso. Il successo dell’una o dell’altra parte politica, le riconferme o i cambiamenti di rotta che i cittadini residenti vorranno sentenziare con la loro preferenza, saranno importanti ma non decisivi.
Al contrario, una bocciatura nazionale del cavallo di battaglia dei Grillini (il taglio degli eletti nazionali – ndr), battaglia ideologica alla quale si sono aggiunti (controvoglia) gli alleati di sinistra, metterebbe in grave difficoltà il governo attuale, mandando a monte i sogni di gloria di Giuseppi Conte, disgregando l’intero Movimento 5 Stelle e ridando fiato ai Sovranisti targati Lega e Fratelli d’Italia.
A mio modesto parere, la campagna elettorale in corso per conquistare più regioni e comuni possibile, non porterà nuove strategie molto distanti dalle classiche azioni sul territorio dedicate specificamente alle problematiche locali. Invece, il quid proposto mediaticamente dal centro destra per riuscire a dare quella “spallata” che riporti al voto politico gli italiani, si baserà sulla richiesta ai propri elettori di votare NO al suddetto Referendum.
Atteso questo, la domanda dovrebbe essere se gli italiani avversi all’alleanza giallo rossa, avranno il coraggio di seguire i propri beniamini (Salvini e Meloni) e andare contro la volontà maggioritaria di dare una corposa sfalciata agli Onorevoli e Senatori, la famosa “Casta” percepita dal cittadino comune come una banda di parassiti mantenuti, pur di concedere un’altra possibilità di ritornare in sella al “dimissionario” Capitano.
Come reagirà quella importante parte numerica di Paese che, oggi, parteggia per il centro destra? Accetterà di mantenere lo status quo parlamentare rinunciando alla volontà di mandarne a casa una buona metà pur di indebolire il governo Conte, oppure tra le due opzioni sceglierà di ridurre gli eletti e certificare l’ennesima vittoria dell’asse Cinquestelle/PD?
Difficile sbilanciarsi in una previsione degna di credibilità, entrambe le possibilità – secondo me – porteranno gli elettori a tenersi il dubbio di come votare fino all’ultimo momento, un minuto prima di entrare in cabina elettorale.
Vincerà chi sarà stato capace di convincere gli elettori sull’importanza delle proprie motivazioni, usando tutti i trucchi legati alla propaganda meno nobile, per definizione.
Il popolo è bue e come tale si comporterà.
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