di Raffaele Lisco.
Nella rissa politica tra Comune di Grado e Regione FVG a rimetterci sono i gradesi.
Normalmente, chi si propone alla propria comunità per governare il territorio di riferimento chiedendo la fiducia sulla parola attraverso il voto, una volta ottenuto il risultato e conquistata la poltrona, dovrebbe adoperarsi per ripagare chi gli ha concesso la propria preferenza.
Esattamente il contrario di quanto hanno dimostrato fin qua Dario Raùgna – sindaco di Grado e i suoi complici “civici”, allegra coalizione tra diversi, amalgamati unicamente per conquistare il potere locale. Non è contestabile l’inconfutabile scelta di privilegiare l’IO a discapito del NOI e la comprovata manifestazione di disprezzo verso la propria comunità, dimostrata cocciutamente nonostante le chiare critiche popolari.
La realtà è impietosamente sotto gli occhi di tutti, perfino di quelli dei “tifosi” per i quali viene prima il loro interesse, rispetto a quello dei loro concittadini esclusi dal Cerchio Magico del quale fanno parte per discendenza parentale, leccaculismo estremo e/o incapacità di camminare senza “stampelle”.
L’amministrazione in carica a Grado (un misto di Grillini mal riusciti con tracce di falange della sinistra), ottenuta la vittoria elettorale con la truffa popolare della “diversità” politica (furbo tentativo di spacciarsi per “indipendenti” non collegati alla “vecchia politica”), un minuto dopo lo scrutinio svelava chiaramente (agli addetti ai lavori) il vero volto di “filiale” del Partito Democratico targato Debora Serracchiani e Sergio Bolzonello.
Da quel momento in poi (secondo semestre 2016 – ndr), il rapporto tra il Comune di Grado “civico” e la Regione FVG, è stato idilliaco fintanto che a governare è stata la sinistra. Raùgna, da buon voltagabbana qual è, si vendette mani e piedi al partito “renziano” del 40,8%, signore e padrone – all’epoca – della maggioranza regionale, nazionale ed europea.
Cambiata la musica dopo le elezioni regionali del 2018, spazzata via Deboruccia e strapazzato il povero Matteo (Renzi), per Raùgna e soci l’unica alternativa intelligente sarebbe stata quella di adottare una politica VERAMENTE indipendente e approcciarsi al governo regionale targato Lega con la furba strategia del sindaco che lavora per ottenere il massimo per la propria comunità, ben lontano da contrapposizioni politiche suicida.
Invece, proprio perchè il Faraone Lagunare è tutto meno che un politico (e tanto meno furbo…), ha deciso di svendere i gradesi in cambio dell’unica parte politica in grado di fargli credere in un futuro professionale (il PD). Abbagliato dall’illusione che le promesse dei suoi compari sinistri possano garantirgli certezze (…), ancora oggi sputa veleno sugli assessori regionali dell’amministrazione Fedriga.
Comprensibile che, di fronte a cotanta manifestazione di “gigantismo” politico, i vari Bini, Pizzimenti, Roberti e soci, ovvero quelli che decidono se e quanto danaro retrocedere per migliorare il nostro turismo, le nostre strade, le infrastrutture che portano i clienti a Grado e qualsiasi altro contributo per noi ossigeno economico, decidano di privilegiare altri comuni dove i loro rappresentanti sono meno irrispettosi, faziosi e, diciamolo, comunisti…
Anche se i suddetti smentiranno fino alla morte quanto affermo, spergiurando che per loro “…tutti meritano pari dignità…”, alla fine sono talmente evidenti le differenze di ritorno tra Lignano, la montagna e Grado, che anche il mio cane le può valutare.
Ecco perchè i lavori te li fanno al 31 agosto, quando la stagione estiva è (quasi) finita, oppure i bigs regionali schifano Grado (spedendo i tirapiedi in rappresentanza) e le manifestazioni migliori si svolgono sul litorale avversario…
Ringraziando Dario Raùgna & C., ricordatevelo quando andrete a votare.
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