EDITORIALE – GLI INDIFFERENTI.

di Raffaele Lisco.

Più comodo nascondersi piuttosto che schierarsi, meglio “no intrigarse”

Peggio della vigliaccheria non c’è che l’indifferenza.

Esattamente il virus che ha colpito la maggioranza dell’umanità, intere comunità immerse totalmente nell’apatica condizione di estraniarsi dalle proprie responsabilità, cittadini disposti a rinunciare ai propri diritti pur di non doversi impegnare apertamente.

A qualsiasi livello, nazionale, regionale o locale, per colpa di una classe politica disgustosa che è riuscita a sputtanare perfino l’altissimo valore della Democrazia (quella vera), convincere anche il meno fazioso dei cittadini che ovunque vada la sua scelta ideologica alla fine è tutta una gran presa per il culo e installare nelle menti dei potenziali elettori che, tanto, chiunque essi decidano di votare, saranno traditi, delusi e perculati, proprio da chi si era venduto come “il Migliore”, è diventata un’impresa impossibile.

Come si vede, di motivi per scappare il più lontano possibile dalla politica politicata ce ne sono a migliaia. Anche il più convinto dei partecipanti al dialogo democratico avverso allo “sciopero elettivo” e l’ingenuo soggetto capace di credere ancora alle promesse del candidato, lentamente ma inesorabilmente, diventano membri del Clan degli Astenuti, soci in solido della maggioranza agnostica che non vota più.

Una volta, tanto tempo fa, il politico era un “professionista”, usciva dalle Scuole di partito, si faceva una lunga gavetta che iniziava dal punto più basso e, solo dopo anni e anni di “guerra” tra colleghi dentro il partito, se aveva la stoffa del Grandissimo Figlio di Puttana, scalava posizioni verso la cima.

Una volta “arrivato” cominciava il difficile. Il “novizio” doveva confermare di saper durare per riuscire a guadagnarsi il proprio pezzetto di orticello, podere da coltivare con pazienza, intelligenza, devozione e attributi. La difesa del privilegio ottenuto era il costo primario che l’eletto (o nominato) doveva pagare, per rimanere seduto sull’ambita poltrona.

Poi tutto è cambiato, sono arrivati i dilettanti, il Popolo dei Movimenti, quelli che rivendicano il Diritto a Governare anche senza averne le capacità. Al grido populista del “…tutti devono avere pari dignità…”, concetti come la coerenza, serietà, competenza e impegno, sono diventati termini “razzisti”, pura discriminazione inventata dai Poteri Forti per allontanare il popolo dal potere.

Così, il popolo (quello vero), l’unico che in teoria avrebbe diritto a decidere da chi essere amministrato, alla fine, sempre meno agevolato nell’espressione dei propri diritti e progressivamente privato della dignità elettiva, compresa la propria inutilità e deluso dalla retrocessione a “suddito”, ha deciso di non partecipare più al gioco della Grande Truffa “democratica”.

Hanno vinto “loro”, sono riusciti a farci disgustare e allontanare da quella che dovrebbe essere la nostra principale partecipazione: la politica. E’ la politica che ci fornisce i servizi pubblici di cui abbiamo bisogno, è la politica che ci permette di curarci, viaggiare, alimentarci, scaldarci, abitare e tante altre “piccole” cose che gli opportunisti ci hanno fatto dimenticare.

Torneremo a vivere meglio solamente quando capiremo che anche se costa fatica, il puzzo è insopportabile, la voglia di menare le mani su certe facce sia fortissima e il più “pulito” dei candidati ha la raùgna (…), dobbiamo comunque esserci, controllare, partecipare e non lasciare tutto il pollaio nelle mani dei lupi. Avrei voluto usare la similitudine della volpe ma proprio non mi riesce.

Un giorno capiremo che il “non mi riguarda” è un pessimo concetto…

®RIPRODUZIONE RISERVATA.

 

 

 

 

 

 

 

 

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