di Raffaele Lisco.
NON PARTECIPERO‘ alla prossima elezione referendaria, per decidere se ridurre il numero dei parlamentari o lasciare tutto com’è.
Da tempo, ho maturato la sofferta decisione di non esercitare più quello che molti miei connazionali credono sia ancora un’espressione democratica. La mia tessera elettorale langue in un cassetto, lontano ricordo del tempo in cui anch’io pensavo, stupidamente, di poter essere l’artefice delle mie scelte politiche.
Nel preciso momento in cui ho avuto la possibilità di stare a stretto contatto con alcuni “eletti”, nelle più disparate composizioni locali, provinciali, regionali, nazionali ed europee, ho potuto toccare con mano, vedere e ascoltare quali fossero i “meccanismi” che muovono la politica politicata rimanendone profondamente disgustato, tanto da maturare la decisione di abbandonare il ruolo di “utile idiota”.
Finchè ci ho creduto, la convinzione più fideistica che reale, è riuscita a mantenere acceso quel filo di speranza che sostiene un sognatore di mondi migliori. Purtroppo, progressivamente, le delusioni accusate nel dover constatare che nulla cambia se non concordato a monte dai politici professionisti, mi ha convinto sempre più di essere solo un ingranaggio inserito nel motore che gira solo per i “prescelti”.
Ho votato e sostenuto diversi partiti, coalizioni, movimenti e associazioni politiche, sempre spinto dalla ricerca del raggruppamento “giusto”, fiducioso per le promesse e idee proposte in campagna elettorale a noi elettori. Mi sono perfino impegnato, nel mio piccolo e con i pochi mezzi di cui dispongo, a portare nel palazzo persone nelle quali avevo creduto, tutta gente che una volta “arrivata”, non ha perso un istante a disonorare la parola data.
Da vecchio, l’unica cosa della quale sono certissimo è che a questo gioco non perde mai nessuno dei candidati e anche la più sonora delle sconfitte si può trasformare in un “…nonostante tutto abbiamo tenuto…”.
Tradotto in parole povere, il cittadino è l’unico perdente, la sua scelta democratica non vale una cippa di minchia e comunque vada, un qualsivoglia “accordo” utile tra vincitori e sconfitti, accomoda le cose e salva tutti i culi in pericolo.
Mi si risparmi il pistolotto scontato e ribollito che battezza l’astensione come un “regalo” alla maggioranza, ne tanto meno, il rimprovero che “…chi non vota non può nemmeno lamentarsi delle conseguenze…”. Tutte balle prodotte dal Sistema subdolo per trascinarti alle urne, salvo quando non gli comoda e ti proibisce di andare a votare…
L’aforisma di Mark Twain che recita “…se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare…”, è quanto di più veritiero possa sottoscrivere e, infatti, sta in cima alla mia decisione di non restare più nel gregge belante in fila per beneficare gente che disprezzo. A qualsiasi livello, di qualsiasi colore, sesso e razza politica.
Mi adeguo alla volontà della maggioranza, tanto per me (e per voi…) non cambierà nulla, comunque.
Mi dichiaro anarchico e marco visita per la finta democrazia alla quale può credere solo il popolo bue, la massa ignorante che è il carburante di chi ha deciso di campare a scrocco sulla pelle di chi è disposto a mantenerlo, convinto che il furbone/a si impegnerà per il suo benessere.
Buona fortuna e “vinca il migliore”. Fatemi sapere come va a finire…
Ma anche no.
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