di Raffaele Lisco.
Per volontà Regionale e Comunale, i nostri anziani nelle Case di Riposo resteranno abbandonati a se stessi…
Ennesimo show di Dario Raùgna – sindaco di Grado, sempre lestissimo a comiziare senza contraddittorio, purchè in favore di telecamera, la sua.
In questa puntata di “Casa Raùgna”, lo statista de noartri ci rende noto di aver fatto sua l’ordinanza regionale che blocca le visite parenti presso le Case di Riposo per anziani. Da buona scimmietta replicante, il nostro blinda l’Ospizio Gradese denominato “Casa Serena”, mettendo di fatto in “quarantena” i nostri padri e nonni.
Per chi ha un parente dentro un qualsiasi ospizio, sa perfettamente che la peggiore cattiveria che si possa infliggere a un “vecchio” sia quella di privarlo del conforto di figli e nipoti, abbandonarlo alla propria triste esistenza fatta di giornate vuote che non passano mai e togliergli l’unico scopo per il quale restare aggrappato alla vita: il piacere della visita dei propri famigliari.
Per me che ne ho una dentro Casa Serena, dover partecipare al dolore dei figli e nipoti che non possono andare a visitare mamma e nonna, è una vera stilettata al cuore. Ancora peggio, incassare il lamento dell’anziana parente acquisita che commenta la notizia della “blindatura” con un laconico “…megio murì…” (meglio morire).
Consapevole dell’immediata levata di scudi della tifoseria “civica”, sempre schierata a difesa del loro amichetto sindaco, prevengo subito gli “intelligenti” commenti pregni di “…tu cosa sapresti fare?…”, o ancora meglio “…candidati e poi vediamo quanto sei bravo…”, proponendo un paio di soluzioni che sottopongo al vostro giudizio.
Innanzitutto, se il problema è quello di evitare qualsiasi pericolo di contagio pandemico agli anziani residenti in Casa Serena, ricordo che il virus è già entrato nell’ospizio gradese, curiosamente introdotto dal personale cooperativo per colpa della negligenza dell’istituzione. Questo, naturalmente, il “bravo sindaco” non lo ha detto…
Detto questo, seppellire i nostri vecchi per non correre rischi “politici”, è come buttare il bambino con l’acqua sporca, attesa la certezza che dimostrerebbe quanto ai degenti sarebbe più gradito correre il rischio di ammalarsi, piuttosto che avere la certezza di morire di solitudine.
Una corretta attuazione delle procedure sanitarie, la misurazione clinica dei parametri dei parenti in visita, ambienti appositamente studiati con barriere, sanificazione e distanze, per evitare qualsiasi rischio e quel minimo di buonsenso che permette all’umanità di vivere con tranquillità, sarebbero già un primo passo per uscire dal problema. Meglio un simil parlatorio da penitenziario, piuttosto che niente.
In alternativa, atteso il fatto che anche un contatto “virtuale” è sempre meglio che l’abbandono, affidarsi alla tecnologia allestendo schermi personali o collettivi attraverso i quali poter permettere alle famiglie di comunicare con i propri cari, concederebbe la possibilità di spezzare le giornate dei nostri vecchi, dando loro il piacere di aspettare il momento di contatto quasi pari a una visita “reale”.
Come si vede, basterebbe molto poco per diluire il problema, certamente non risolverlo come in periodo pre Covid ma, sicuramente, nemmeno complicare maggiormente la vita di chi già obbligato all’ospizio, esule da casa propria, dipendente dalla condizione di abbandonato, condannato all’ergastolo passato in giudicato con sentenza di fine pena mai.
Certo, molto più comodo affidarsi al lockdown, nascondersi dietro la norma, giustificare la propria aridità affettiva e il rispetto verso chi ci ha cresciuto, coccolato e protetto per tutta la vita, con il gelido e insensibile “dovere istituzionale”. Vale per tutti i Comuni, Regioni e non solo per Grado.
La vita è una ruota, prima o poi tocca a tutti, come dimostra la foto di testa articolo…
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