di Raffaele Lisco.
Si, proprio così, la vita è bella ma solo finchè dura…
Oggi l’Editoriale è riservato a pochi e mi aspetto di superare difficilmente la soglia minima del migliaio di contatti quotidiana.
Parlo con me stesso e con quei pochi amici che mi sono fatto da quando sono entrato anch’io nel meraviglioso mondo degli “avariati”, gruppetto di ex sani, soggetti marciti a loro insaputa senza nemmeno uno straccio di avvertimento.
Mi hanno fatto riflettere le parole di Emanuele, un altro “collega” di quelli per i quali l’esistenza si sia trasformata, improvvisamente, dalla normalità del strafogarsi di cibo, bersi un bicchiere a piacere e correre a perdifiato, in una cosa “proibita”, anzi, pericolosa.
La vita è strana. Proprio quando pensi di averla fatta franca e il tuo passato “esagerato” sia riuscito a sfuggire al controllo Divino, quel burlone di Dio, Buddha, Maometto, Sheeva o Manitou (a piacere), ti arriva alle spalle e te lo infila di prepotenza, senza nemmeno la delicatezza di spalmare un unguento lenitivo.
Cinquantasette anni di “estremismo” sfrenato, la costante ricerca dell’ultima emozione, la folle corsa in piedi sulla carrozza della montagna russa col rischio continuo di precipitare giù e l’incoscienza dell’immaturo rimasto adolescente “dentro”, sono stati la frontiera che ha determinato la fine di una vita e l’inizio di un’altra.
Oggi, dopo sei anni di accanimento clinico per cercare di recuperare “il mona” (…), oltrepassata (a bestemmie) la soglia dei 63 anni, non faccio più nemmeno caso alla badilata di pastiglie quotidiane da ingurgitare, i litri di gocce settimanali e i bidoni d’insulina da iniettare. Il nuovo “Menù Gourmet” che ha sostituito i bei tempi passati ad aragosta e champagne, non restituisce le stesse emozioni ma, in compenso, costa molto meno.
Emanuele, si strugge perchè vorrebbe riavere un minimo della “vecchia vita” perduta e chi meglio di me potrebbe capire il suo disagio ma sappiamo entrambi che non sarà mai più possibile, anzi, è grasso che cola se ancora non siamo arrivati al punto di cagarci addosso e circolare in sedia a rotelle.
Niente è più come prima ma, io, nella disgrazia ci ho guadagnato un grande vantaggio, ho perso totalmente qualsiasi tipo di paura, ragionamento opportunistico, istinto di conservazione. La consapevolezza che stasera possa andare a letto e domattina non svegliarmi più, regala una forza inimmaginabile per chi non ha più niente da perdere.
Magari camperò ancora cento anni ma tutte le sere continuerò a salutarmi allo specchio come se non dovessimo vederci più, io e me. Non so se ne valga la pena ma, da fatalista convinto, prendo quello che viene e me ne frego dei calcoli che, tanto, non tornano mai.
Ho trovato grande forza nel vivere alla giornata, sfidare il mondo sapendo di non pagare pegno e ridurre anche la disgrazia più grande a minimo fastidio passeggero.
Quando mille mila volte ti hanno aperto e richiuso come una cozza, sostituito qualche pezzo marcio, ravanato ogni organo interno che hai, esaurito le vene dove infilare un ago e condito il tutto con la rottura di palle di dover dimostrare alla burocrazia che sei ancora vivo, ecco che sei pronto per sfidare anche la Morte, indifferente sul risultato.
Perdonate lo sfogo di un vecchio rottame, tutto sommato, la vita è bella.
Finchè dura…
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