CASA SERENA : TESTIMONIANZA SULLA “VISITA PARENTI”.

di Raffaele Lisco.

La testimonianza REALE di una figlia in “visita parenti”, presso Casa Serena di Grado

E’ già di per se abbastanza triste ritrovarsi con un genitore “recluso” dentro un ospizio, figurarsi se poi la struttura si caratterizza per l’incapacità di offrire il minimo sindacale di attenzione verso i propri degenti, persone anziane già duramente provate a causa della loro veneranda età.

Il racconto della testimonianza REALE di una figlia in visita alla propria mamma (“spiata” al sottoscritto con preghiera di pubblicazione), dopo l’eterno periodo di lontananza dovuto alla pandemia che ha cancellato i contatti tra parenti e degenti, mi ha profondamente colpito per la durezza dei contenuti e l’incredibile descrizione dei fatti.

Le persone di cui, ovviamente, ometterò nome e cognome per scontati motivi di privacy (pur se autorizzato a renderli noti), hanno raccontato di una tale mole di disservizi (nel caso in oggetto) da far figurare Casa Serena come una struttura da Terzo Mondo, mal gestita, priva della necessaria organizzazione e lasciata all’improvvisazione tipicamentecivica.

Andiamo per ordine:

Già inizialmente, l’informazione sulla riapertura alle visite parenti di Casa Serena di Grado, è arrivata per canali trasversali, monca della corretta ufficializzazione istituzionale pubblicata in ritardo, dopo che il tam tam cittadino aveva già informato i gradesi. La richiesta di prenotazione della visita è risultata difficile, contrastata e imprecisa, per stessa ammissione degli operatori addetti al servizio, personale pronto a dichiarare candidamente che “…nessuno ci ha istruito su come effettuare le prenotazioni…”

Ottenuta l’agognata impegnativa (verbale), alla malcapitata nostra “spia” protagonista del delirio che state leggendo, una volta presentatasi con largo anticipo all’appuntamento prefissato, il momento basilare della raccolta della temperatura corporea si è trasformato in una scena da cabaret comico.

Le addette, due (incolpevoli e avvilite), munite di termoscanner NON FUNZIONANTE, dopo numerosi tentativi e con il soccorso di un altro dispositivo in sostituzione (inutile come il primo…), rinunciavano all’obbligo sanitario e facevano entrare la signora senza averla misurata. Con 36 o 40 di febbre, in Casa Serena si entra lo stesso

Bruciato inutilmente tempo prezioso da scalare alla eccezionale somma di ben 15 minuti concessi per la visita (…), la sorpresa della mia “gola profonda” è stata quella di ritrovarsi dietro a una normalissima porta a vetri già esistente da sempre. Da un lato lei e dalla parte opposta l’anziana madre sporca, spettinata e trasandata. Alla domanda sul motivo di tanta trascuratezza, la sconsolata risposta della mamma è stata “…i ma dito che non veva tempo…”.

Ma veniamo alla “geniale” risposta del Comune, nonostante le sollecitazioni del sempre presente Comitato per la Salvaguardia della Sanità Gradese (…), su come realizzare la possibilità di contatto tra parenti, evitando il pericolo di contagio.

La già descritta porta a vetri, è dotata di interfono modello “China” NON FUNZIONANTE (nel caso in oggetto), per cui alla fine si è comunicato a urla, con il presidio di due gentili e imbarazzate addette, investite dal “tecnologico” compito di “strucà al botòn” per permettere l’alternanza della comunicazione tra visitato/a e visitante. Privacy ZERO e rispetto dell’intimità famigliare ancora meno

Alla fine, dei 15 minuti “concessi”, la mia delatrice ne ha potuti sfruttare meno della metà, sei o sette minuti per rimanere in lacrime di fronte alla vista della propria madre trascurata, avvilita, depressa. Il magone conseguente al macigno del sentimento di colpevolezza e la voglia di abbattere la porta modello “Politecnico”, caricarsi la mamma sulle spalle e portarla lontano da una struttura che, per colpa degli Statisti CWC, una volta era una eccellenza e oggi si dimostra incapace di dare il servizio in oggetto.

Chiudo per sopravvenuta acidità gastrica e pericoloso prurito alle mani (…), ricordando “umilmente” di essere stato il primo a pubblicare in regione la diffusione del progetto “La stanza degli abbracci” (ottobre), offrendo la mia ricerca ai sindaci del territorio che anno avuto l’intelligenza di approfondire e dato il via all’idea poi raccolta e rubacchiata dalla regione FVG…

Non importa se altrove si sono “fregati” la mia dritta (a sua volta copiata dagli autori), almeno hanno costruito qualcosa di utile e fatto bene, esattamente lo scopo per il quale avevo pubblicato l’esistenza di questa meritevole opportunità .

A Grado, i fenomeni locali, non sono stati nemmeno capaci di replicare la copia della copia. Sarebbe bastato chiedere… 

®RIPRODUZIONE RISERVATA.

 

 

 

 

 

 

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