“PER IL BENE DEL PAESE”.

di Raffaele Lisco.

Che cos’è il “Bene del Paese”? Domandiamocelo assieme.

Ormai, qualsiasi trasmissione televisiva di approfondimento politico, intervista giornalistica all’eletto di turno e/o analisi circostanziata della situazione Italiana attuale, non può prescindere dall’affermazione che bisogna obbligatoriamente accettare qualsiasi cosa “Per il Bene del Paese”.

A qualsiasi livello, locale, provinciale, regionale, nazionale, europeo e mondiale, chi governa ha a sua disposizione la condivisa motivazione che, “Per il Bene del Paese”, qualsiasi azione intrapresa non possa essere criticata ne contestata, pena l’iscrizione automatica nel libro nero dei “ribelli” antidemocratici.

Io, ignorante semplice cittadino, mi sono domandato molte volte quale fosse questo etereo “Bene del Paese” e, per trovare una risposta convincente al mio quesito, sono andato a interrogare “quelli bravi”, gli stessi che si auto definiscono gli “elevati”, una spanna sopra gli “inferiori” come me.

Nonostante la ricerca, nessuno ha saputo spiegarmi in modo esaustivo, quale sia questa fantomatica “chiamata alle armi” dentro la quale tutti dovremmo buttare il cervello all’ammasso e “remare insieme” per una causa imposta, senza se e senza ma.

In nome e per conto del “Bene del Paese”, qualsiasi nefandezza, ruberia legalizzata, costruzione abusiva e censura preventiva, assume la sembianza di percorso virtuoso, decisione condivisa e unica possibilità di risoluzione del problema.

Eppure, se è vero (com’è vero) che il tanto nominato “Paese” SIAMO NOI, la conseguenza logica dovrebbe essere che, quelli che eleggiamo col nostro voto, dovrebbero impegnarsi “Per il Bene dei Cittadini”, nello specifico gli Italiani.

Invece, a meno che non mi sia sfuggito qualcosa, tutta questa ammirevole dedizione dichiarata per il miglioramento della qualità della vita dei propri amministrati (a tutti i livelli territoriali, sociali ed economici) io non la vedo. Al contrario, difficile contestare la palese volontà di chi al potere, di “lavorare” per migliorare la “sua” qualità di vita, ovvero “Per il MIO Bene”.

Sperare che la politica, di qualsiasi colore, possa ritornare espressione dei “migliori”, uomini e donne portatori di competenza e statura morale inattaccabile, dopo anni di “scarponeri” strappati dal campetto o dalle serie dilettanti e catapultati nella massima serie, è tipicamente utopia dei sognatori illusi come chi vi scrive.

Ma, almeno, chiedere di non essere più presi per il culo, con l’abusato ricorso al mantra “Per il Bene del Paese”, potremmo anche pretenderlo.

Potrebbe succedere, prima o poi, a furia di tirare la corda, che “qualcuno” finisca appeso a un lampione. 

“Per il Bene del Paese”, ça va sans dire…

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