di Raffaele Lisco.
La GIT S.p.A. rigetta la proposta del sindaco Dario Raùgna e si affida alla proroga regionale.
Come ampiamente previsto già al tempo dell’ultima assemblea dei soci della GIT S.p.A., l’esito del parere legale richiesto dall’Amministratore Unico Alessandro Lovato, ha suggerito di seguire quanto proposto dall’assessore regionale al Demanio, dott. Sebastiano Callari e rigettare la proroga pluriennale del Comune di Grado.
Non ci voleva un “economista” come Dario Raùgna (che almeno sembra stavolta non si sia esibito in uno spettacolo indecoroso…) per capire che in una Società per Azioni chi comanda è il detentore del pacchetto azionario di maggioranza (…), postulato che s’impara al 1° anno di Ragioneria. Purtroppo, il tuttologo sindaco di Grado, non ha conseguito nemmeno il suddetto diploma, pertanto non poteva arrivarci da solo.
PromoturismoFVG, società pubblica emanazione della Regione, grazie al suo 86% (e spiccioli) di quote della GIT S.p.A. (pacchetto con il quale può decidere in piena autonomia tutto quello che le pare), avrebbe anche potuto discutere nel merito con il resto degli associati (CCIA di Gorizia, ITUR e Comune di Grado) ma, purtroppo, grazie alla grande capacità diplomatica di Raùgna, nemmeno di fronte al fallimento agevolerebbe la volontà del Cazzaro Tricolore.
Anche il meno sveglio degli isolani ha ormai somatizzato che, finchè governeranno i “civici” a Grado e il centro destra a trazione leghista in Regione, non arriverà sull’isola nemmeno un centesimo di “contributo” pubblico di qualsiasi natura.
I fatti, pubblicizzati su qualsiasi organo di stampa, dimostrano quanto la pioggia di “euri” concessi da Fedriga & Soci, sia indirizzata ovunque meno che per lo sviluppo e la crescita della nostra località turistica. Monfalcone, Lignano, Gorizia, Trieste, la Carnia ecc. stanno incassando milioni di euro a fondo perduto, alla faccia nostra.
Credo sia più che convincente evidenziare che perfino la città governata da Anna Maria Cisint (Monfalcone) ha già in saccoccia i soldini per ammodernare le Terme Romane, mentre a Grado, le insanguinate Nuove Terme, restano una pia illusione chiusa dentro un cassetto.
Con tutto il rispetto per Monfalcone e la sua competente sindaca, non credo di affermare una stupidaggine dicendo che tra le due strutture termali, quella isolana dovrebbe ricoprire maggior carattere d’urgenza e importanza. Invece, le baruffette tra due Narcisi che di politica ne capiscono meno del mio cane (…), penalizzano un’intera filiera turistica che, detto tra noi, è l’unica forma di reddito per un’intera comunità.
Nonostante tutto, mi sento di poter spargere un moderato ottimismo per il futuro prossimo venturo. Una volta fatti “retrocedere” dagli inutili e dannosi “capricci” una mezza dozzina di millantatori dilettanti, il gruppo di centro destra che rimarrà sul campo (quello vero), farà un sol boccone dei civici sinistri.
E, finalmente, potremo tornare a parlare di sviluppo, benessere e investimenti privati e pubblici.
®RIPRODUZIONE RISERVATA.