CI CREDETE AL MOSAICO RUBATO DA “IGNOTI”?

di Raffaele Lisco.

Per il Ciclo “Le Balle di Raùgna”, va ora in onda l’episodio “Il Mosaico Rubato”.

La notizia del “furto” dell’opera di Aldo Marocco (nella foto), un mosaico grandezza 130 x 130 cm. che, da quasi cinquant’anni, faceva bella mostra di sè presso la casetta del custode nel Campo Sportivo dell’Isola della Schiusa, a Grado, a mio avviso è solo una furba trovata per coprire l’inefficienza di un’amministrazione “distratta”, pasticciona e incompetente.

Consapevole della responsabilità che mi assumo, nell’esternare i miei dubbi sulla reale possibilità che qualche delinquente abbia deciso di rischiare grosso, pur di appropriarsi di un metro quadro di pietruzze colorate, non credo a una sola parola sulla denuncia depositata dal sindaco Dario Raùgna, circa la “sparizione” dell’importante opera d’arte.

Anche se nella mia (ingloriosa) vita di “mariuoli” ne ho conosciuti tanti (e con più di qualcuno mi sono trovato a condividerne le azioni delittuose…), pur non avendo mai rubato nemmeno una caramella (non era il mio campo), onestamente, di “ladri di mosaici” incastonati nei muri, non ne ho mai incontrato nessuno.

Non ho contezza dell’esistenza di un mercato illegale fatto da acquirenti di mosaici (post XX° secolo) trafugati nella notte ne, tanto meno, mi risultano ladri talmente disperati da rischiare la galera nell’improbabile tentativo di farsi beccare, mentre sollevano un pezzo di muro per caricarlo su di un furgone. Oltretutto, nel pieno di un quartiere abitato e col rischio di farsi sorprendere da un qualsiasi passante e/o residente affacciato alla finestra.

Il mosaico di Aldo Marocco, curiosamente, non se l’era filato nessuno dal 1977 ai giorni nostri, eppure, per qualche ladruncolo, di colpo si trasforma in un goloso bottino. Fuorilegge ai quali, evidentemente, è mancata la fantasia di rischiare il carcere per qualcosa di meno appariscente e più remunerativo

Su due piedi, fatti due calcoli e, soprattutto, conoscendo molto bene i miei polli (…), secondo me, nessuno dell’amministrazione si è preoccupato di salvaguardare l’opera (pubblica) di Aldo Marocco, magari spostandola in un luogo municipale protetto, quindi, durante le opere di demolizione della casetta del custode del Campo Sportivo, insieme ai calcinacci, il mosaico è finito in discarica, retrocesso a “rifiuto edile”.

Solo a fattaccio avvenuto, accortosi della cappella, il Comune ha compreso la misura della figura di melma nella quale si era infilata e, sfruttando l’impossibilità della Polizia Locale e dei Carabinieri di Grado, di poter risalire (senza elementi probatori) a un colpevole inesistente, ha montato l’accrocchio salvifico del furto “anonimo”, guarda caso avvenuto proprio la notte prima della demolizione del sito ove stava (da una vita) l’opera.

Tuttavia, anche volendo passare per babbeo e accettare la teoria del “furto”, questo non assolve per niente i responsabili municipali deputati alla salvaguardia e conservazione di un mosaico perfino inserito nell’elenco dei Beni Protetti dalla Sopraintendenza. Di questo passo, mi attendo che il prossimo “furto”, sarà quello della Madonna Intarsiata presso la Chiesa di Casa Serena. In fondo, anche quella è un’opera di Marocco e, attese le condizioni dei serramenti della Chiesa, per il “collezionista” del furto su commissione, sarebbe un giochetto rubarla. 

Del resto, le balle di Raùgna e le sue dichiarazioni costernate di “…aver fatto di tutto…” per ritrovare quello che, secondo me, giace disperso in qualche discarica, vanno ad aggiungersi alla serie infinita di menzogne con le quali ci ha sommerso dal 2016 a oggi.

Mi auguro di sbagliare e che presto venga ridato alla comunità gradese il mosaico di Aldo Marocco ma non ci scommetterei sopra un centesimo

®RIPRODUZIONE RISERVATA.

 

 

 

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