di Raffaele Lisco.
Ieri, 6 aprile, davanti al Parlamento, la protesta di piazza degli imprenditori si è fatta sentire.
A tirare troppo la corda prima o poi si spezza, esattamente quanto sta avvenendo in numerose piazze di questa Italia impoverita, umiliata e condannata a morte dalla pessima rappresentanza politica, sia di maggioranza che di opposizione.
Un’intera popolazione ha capito che lo squallido teatrino dei Pupi “eletti” e/o “nominati”, altro non è che la palese rappresentazione di una Casta per il quale l’unico imperativo è “magnà” a piene ganasce. A tutti i livelli, comunali, provinciali, regionali, nazionali ed europei, la salvaguardia della “cadrega” supera qualsiasi vergogna etica, morale e professionale.
Quello che non hanno ancora capito lor signori, è che fin che la pancia dei sudditi è abbastanza piena per non spingerli alla rivolta, anche galleggiare nel privilegio passa come un “diritto” acquisito e non ci s’indigna più per qualsiasi nefandezza, nemmeno davanti alla corruzione, alla malversazione e ai cambi di casacca utili per rimanere stipendiati a scrocco per anni e anni.
Quando la situazione peggiora, fino a raggiungere livelli estremi e la stessa ggggente che prima glissava sull’ingordigia di gentucola messa nei posti di potere a cazzo di cane, nel preciso momento in cui capisce che si avvicina al peggior incubo immaginabile e incombe lo spettro della fame, improvvisamente si trasforma nel peggior carnefice assetato di sangue.
E’ sempre stato così, fin dai tempi delle prime democrazie e non per caso già nell’antica Roma gli Imperatori blandivano la plebe a colpi di Panem et Circenses. Solo che i Cesari, furbamente, sapevano benissimo che nel preciso momento nel quale avessero privato il popolo dei Gladiatori e il Panem fosse finito, mille Spartacus sarebbero andati a prenderli dentro le Domus.
Uguale ai tempi di Luigi XVI in Francia, quando i Giacobini di Robespierre si misero a tagliare le teste dei coronati colpevoli di aver affamato il popolo, per continuare a vivere nel lusso delle corti impomatate. Oppure il più recente Ventennio Fascista, periodo nel quale gli Italiani idolatrarono il loro Duce, Benito Mussolini, finchè realizzò grandi opere pubbliche e mantenne la nazione nel benessere ma non esitarono ad appenderlo a testa in giù non appena portò sciaguratamente l’Italia nel terrore della II° Guerra Mondiale.
La Storia dovrebbe insegnare, a chi sogna di “comandare”, che il privilegio è fatto da onori ma anche da oneri. La cosiddetta poltrona può essere comodissima e, contemporaneamente, irta di chiodi appuntiti. Solo i “veri” animali politici restano in sella a lungo, conoscono tutti i risvolti più segreti e portano con se l’esperienza acquisita dalla gavetta pluriennale iniziata dal basso.
Oggi, al contrario, “l’uno vale uno”, la deselezione dei migliori, la carriera accumulata solo grazie al leccaculismo imperante e la tendenza al ribasso che “elegge” autentiche capre nei posti di comando, sono stati il carburante che ha formato l’attuale Parlamento (e derivati). “Elevati” che, adesso, non sanno come risolvere un problema di difficilissima soluzione.
Forse, e sottolineo forse, perfino per i placidi Italiani sta arrivando il momento di cambiare un andazzo che da decenni ha disgustato tutti (meno i beneficiari…). Forse, i morsi della fame, lo sterminio delle persone care, lo spauracchio di un futuro nero come la pece e la distruzione di intere aziende costruite sul sacrificio dei nostri padri e nonni, sta svegliando una popolazione che non ne può più di mantenere a scrocco dei “miracolati”.
Da “Ribelle”, spero di campare abbastanza per veder tornare a pelare patate chi non ha altre qualità che quelle dello sguattero, leggere il proprio nome nelle Liste di Collocamento e battere lamiere dentro un capannone, altro che Camera, Senato, Europa e/o Municipio.
Quelli validi/e, si salveranno e raddrizzeranno anche gli errori dei loro “colleghi”. Somari.
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