EDITORIALE – “IO NON LA BEVO”.

di Raffaele Lisco.

Voi, a chi credete ancora?

Proprio ieri sera, mi è capitato di vedere in televisione la campagna d’informazione avviata da Mediaset, progetto che porta l’ambizioso titolo di “Io non la bevo”. Vedi logo in testa articolo.

Nello spot, dei simpatici giovanotti di entrambi i sessi, spiegano ai loro padri e nonni (evidentemente troppo rincoglioniti per capire da soli…) qual è il decalogo intelligente da osservare, per non farsi turlupinare da quelli sempre pronti a raccontarci un mucchio di balle.

Sorvolando sul fatto che questa “dritta” arrivi curiosamente proprio da chi ha fatto della televisione commerciale il primo strumento “ipnotico” di massa (…) e abbia drogato le ultime tre generazioni a colpi di spot pubblicitari, informazione pilotata e gossip burino, farsi fare la lezioncina sulla buona e cattiva informazione proprio dalla televisione generalista, mi sembra un tantino esagerato.

Qualsiasi essere umano dotato di pollice opponibile, dovrebbe saper distinguere tra una “bufala” e una notizia vera, tuttavia bisogna ammettere che, nonostante il possesso della caratteristica sopraddetta, la definizione di essere umano capace d’intendere e volere, sia diventata una caratteristica riservata a sempre meno persone.

Ormai, da tempo, la maggioranza di noi ha preferito buttare il cervello all’ammasso, iscriversi alla squadra del momento e tifare, “senza se e senza ma”, per il più convincente Buffone di turno. Non per caso, tutti i giorni, ovunque, il bombardamento mediatico si accanisce sul Popolo Bue. Non per caso, la campana suona continuamente per Tizio, beatifica Caio e scomunica Sempronio.

Costantemente siamo circondati dall’approfondimento, dall’esclusiva, dall’ultima ora. Impossibile sfuggire al talk show dei virologi (oggi superstars del momento), al commento del testimone, allo scoop del bravo giornalista “indipendente”.

Tutto e il suo contrario, col sottofondo di una politica d’avanspettacolo che mostra il faccione dei suoi rappresentanti ripetere a memoria il tormentone concordato, come un disco rotto che s’inceppa e ricomincia all’infinito. Composti, sofferti e convinti di essere portatori di una verità alla quale, in realtà, fanno finta di credere solamente quelli obbligati dalla complicità di partito.

Io non credo più a nessuno da anni, provo a ragionare con la mia testa, consapevole dei limiti imposti da una cultura “normale”. Sbaglio sapendo di sbagliare ma, almeno, provo a uscire dal gregge, mi sfilo dal “pensiero unico” e tento di restare un Uomo Libero che non si fa spiegare come deve vivere.

Certo, in questo modo sono costretto a vivere in “solitaria”, pago il prezzo salato di quelli considerati “diversi” e la mia vita sociale si restringe al mio cane, però meglio libero e solo, piuttosto che suddito in mezzo agli stronzi.

Sono d’accordo con Mediaset. “Io non la bevo”…

®RIPRODUZIONE RISERVATA.

 

 

 

 

 

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