di Raffaele Lisco.
E’ un metodo anche questo, governare affidandosi alla fortuna…
Lentamente ma inesorabilmente, a Grado stiamo arrivando alla fine della legislatura “civica” di Dario Raùgna e i suoi “Coordinati”. Anzi, sarebbe già arrivato il tempo della resa dei conti elettorale, se un provvido virus non fosse intervenuto a soccorrere gli uscenti, concedendo loro la possibilità di esibirsi in un’altra estate di danni.
In modo simile, a Gorizia, l’idillio iniziale rappresentativo del “tutto va ben”, si sta sgretolando giorno dopo giorno e il consenso del popolo svanisce, come la pandemia sconfitta dal generale Figliuolo. Le rispettive “tifoserie” di destra (a Gorizia) e sinistra (a Grado), fanno a gara per smarcarsi velocemente dai propri eroi, prima di rimanere imprigionati nel gorgo prodotto dalla nave che affonda.
Sorprendente come entrambi, Ziberna e Raùgna, pur di diversa estrazione politica, cultura scolastica, esperienza di vita e seguito popolare personale, abbiano dimostrato il medesimo comportamento evasivo, non appena il gioco si è fatto duro e i duri avrebbero dovuto iniziare a giocare. Sul serio.
La politica dell’Auspicio, la tendenza alla Speranza, il richiamo alla Ricomposizione e la sempreverde iscrizione al Club dell’Italico Stellone (speriamo che il culo ci sostenga…), sono le soluzioni strategiche che i sindaci di Grado e Gorizia hanno scelto di adottare, per superare il gravissimo momento di difficoltà che li ha sorpresi nel sonno…
I servizi non funzionano? La Regione fa finta che il Comune non esista? La maggioranza si ribella e i miracolati adesso fanno gli Spartacus? Il popolo ci considera dei poveracci che hanno perso il lume della ragione o, ancora peggio, pensano solo a se stessi? Con quale faccia siamo (o saremo) ancora protagonisti della campagna elettorale per ricicciarci altri cinque anni?
Per Raùgna e Ziberna, le risposte a queste domande sono semplici e facilmente leggibili dentro il loro Libro dei Sogni. Una buona dose di “auspicio”, qualche libbra di “speranza”, “fiducia” q.b., convinzione che tanto il popolo è bue e con le briciole “ti mangia nella mano” e, alla fine della fiera, la certezza che il Fattore C che li ha accompagnati fino a oggi farà la differenza su tutto.
Certo, Rudy Ziberna è molto diverso da Dario Raùgna, la stessa differenza che c’è tra un professore e un somaro, un generale e un coscritto, il campione e il dilettante, eppure, nonostante solamente le dimensioni del “girovita” li accomuni, sono riusciti a “gemellarsi” nella comune sorte dell’aver buttato nel cesso il grande consenso incassato all’inizio del loro percorso, come sindaci di Grado e Gorizia.
Adesso è tardi per rimediare, ormai la fiducia è persa e le piagnucolose giustificazioni per cercare (inutilmente) di rimbalzare colpe proprie sugli altri, non funzionano più.
Del resto, chi vive sperando, muore ca…
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