LUCIANO CICOGNA E LA FAZIOSITA’ COMUNISTA.

di Raffaele Lisco.

Con le stupidaggini “storiche” di Luciano Cicogna, abbiamo toccato il fondo…

Confesso che provo una certa simpatia per il “bravo comunista” Luciano Cicogna, ex pentito “furlano” (di ritorno) sull’isola natìa. Sarà compassione per la disgrazia ideologica subìta per colpa di una Natura meschina, sarà una forma di “missione” religiosa verso un genere così sfortunato, eppure non riesco a disprezzare l’anziana “stampella” dell’amministrazione Raùgna.

In fondo, danni gravi non ne ha mai fatti, attesa l’inutilità politica e amministrativa di un mestierante buono per tutte le stagioni. In Provincia, Comune e/o associazioni assortite, al modico prezzo di uno stipendio da militante, Luciano Cicogna ha sempre assolto agli obblighi del suo partito in modo discreto ed elegante.

Poi, proprio quando sei arrivato alla “pensione” e ti sei guadagnato il vitalizio pubblico, pur di contribuire all’impresa disperata di ri-miracolare il tuo acquisito (finalmente ufficiale) pupillo del PD, Dario Raùgna, ti avventuri nell’ostico campo dello sputtanamento dell’avversario percepito come “più pericoloso” (in questo particolare caso Claudio Kovatsch) e te ne esci con la puttanata del mese.

Leggete cosa scrive sui Social, la “stampella” ufficiale dei CWC in odore di decesso politico:

VOGLIO LA GRADO DEGLI ANNI 60/70.

Lo ha detto il dott. K. (Claudio Kovatsch – ndr) ieri sera a Telefriuli.
Egregio dott. K., cosa ne sa Lei di come vivevano i gradesi in quegli anni ?
Che ne sa delle famiglie che dormivano nel sottoscala per affittare le camere “buone” ai turisti !?
Che ne sa dei dipendenti di alberghi ed esercizi commerciali senza certezze di orario e di stipendio !?
Che ne sa dei lavoratori stagionali senza tutele sindacali !?
Dott. K. Lei ha visto qualche bella cartolina o qualche CINE LUCE e si è fermato alla superficie della realtà.
Chieda a chi era adolescente o già adulto se ha nostalgia di quegli anni. Potrà avere il rimpianto per la giovinezza passata, ma non per le condizioni socio-economiche di allora.
Per concludere, dott. K., compito e dovere di un amministratore pubblico è far star bene la propria comunità e renderle l’esistenza più facile, più tutelata, più rispettata.
Se la vita a Grado è migliore per il residente, di riflesso lo è anche per il turista, NON VICEVERSA.
A Tavagnacco ?”

Credo che non esista un gradese (e non) della generazione mia (e di Cicogna) che non rimpianga gli anni 60/70 dell’isola di Grado. Il tempo in cui la “Perla dell’Adriatico” era una delle mete più ambite d’Europa, quando la nostra località balneare era il “salotto buono” della Mitteleuropa e il coattismo tipicamente “civico” (che tanto piace ai Cicogna…), non era nemmeno un effimero embrione della mente burina dei suoi amici attuali.

Nella mia ignoranza di un nativo della classe del ’57 (Cicogna è un ’53…), arrivato a Grado neo residente nel 1970, ancora mi riempio gli occhi, il cuore e i ricordi, col periodo d’oro di quest’isola che ho avuto la grande fortuna di vivere, senza alcun merito particolare, solamente per pura appartenenza anagrafica. Erano gli anni nei quali l’estate gradese valeva il costo del soggiorno, la classe e l’eleganza esibita in ogni strada, piazza, albergo, ristorante e bar, nulla aveva a che vedere con la pochezza dell’oggi.

L’anima “comunista” dello “smemorato” Luciano Cicogna, emerge prepotente nell’affermare il “disagio” socio economico di una comunità che se potesse tornare ai tempi definiti dallo “statista” piddino, cederebbe un rene senza pensarci nemmeno un attimo. Altro che CINE LUCE, “incertezza dello stipendio” e famiglie “costrette a dormire nel sottoscala”, l’immagine di un film cecoslovacco che solo un comunista fazioso e negazionista sarebbe capace di inventarsi, pur di attaccare l’avversario politico tanto temuto.

Mi fermo qui. Inutile ricordare, al “nostalgico” Cicogna, le cifre accumulate a quel tempo dai gradesi, i rotoli di marchi e scellini stivati nei cassetti a fine stagione, la raccolta di fatturati che hanno cambiato la condizione sociale degli “indigeni” da affittuari a proprietari (…), i doppi e tripli lavori disponibili sul territorio, le stagioni da tutto esaurito che iniziavano a maggio e finivano a ottobre e tutte le strutture che, nei “disagiati” anni 60/70, c’erano e oggi, non ci sono più.

Proprio grazie alle politiche liberticide di quelli “democratici”, “accoglienti” e “comunisti”, come Luciano Cicogna…

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