di Raffaele Lisco.
La sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint, è stata rinviata a giudizio per il reato di diffamazione.
La notizia è pubblica: Anna Maria Cisint, nel 2018, era stata querelata dalla dottoressa Ileana Guerci, per diffamazione nei suoi confronti, reato aggravato dal suo ruolo di Pubblico Ufficiale (Sindaca – ndr).
Inutile entrare nel merito di una faccenda che sarà esaminata dalle Autorità Inquirenti, quello che vorrei commentare, oggi, è la facilità con la quale CHIUNQUE si possa ritrovare seduto sullo scranno di un tribunale, per difendersi da accuse molto spesso incomprensibili.
Difficile non captare un “leggero” senso di “convenienza politica”, nel leggere il nome dell’avvocato difensore della parte lesa dott.ssa Guerci, (avv. Riccardo Cattarini – ndr) ovvero colui dovrebbe sfidare la “diffamatrice” Cisint (il condizionale quando si parla di PD è sempre d’obbligo…) alle prossime elezioni comunali di Monfalcone del 2022.
Sottolineato il “presunto” Conflitto d’Interessi tra le parti (e qui mi fermo per non dare all’amico Cattarini lo spunto per querelare anche me…), invito alla riflessione i miei lettori (e non) sulla facilità con la quale qualsiasi “offeso” sia agevolato da un Giustizia troppo allegra nel tentativo di “sporcare” la fedina penale dell’improvvido commentatore privato della libertà di espressione. Alla faccia della tanto sproloquiata “democrazia”.
L’aforisma stampato sopra ogni assise giudicante che recita “La Giustizia è Uguale Per Tutti”, è diventato un ossimoro nel quale nessuno crede più, atteso il manifesto squilibrio che separa l’“eletto” dal “comune cittadino”.
In una Società dove, a tutte le ore, in un qualsiasi programma d’intrattenimento, talk show, quotidiano, rotocalco e comunicazione radiotelevisiva, l’insulto politico viaggia ad altezza delle natiche, nessuno può considerarsi esente dal coinvolgimento mediatico nel “tritacarne” dove chiunque diventa vittima o carnefice della notizia del momento.
Basta incocciare nel solito Procuratore in cerca di visibilità, scivolare tra le grinfie dell’amico dell’amico e/o stare sulle palle al giudicante smaccatamente di parte ed ecco che il “reato” archiviato per l’uno, si trasforma nel rinvio a giudizio per l’altro.
Del resto, nell’ordimento giuridico tipicamente “Itagliano”, presentare una querela contro il “diffamatore” di turno, è diventata una delle pratiche più facili del mondo. Male che vada, l’offeso non otterrà soddisfazione ma, se trova quello “giusto”, può divertirsi a intraprendere il percorso “vendicativo” che lo porterà a bullarsi con i suoi simili…
Troppo facile trascinare chi ha il coraggio di dire o scrivere una verità (molto spesso confermata…) dentro una Via Crucis costosa, angosciante e penalizzante. Tanto, per chi ha soldi da buttare in avvocati (o se li fa pagare dalla comunità…), l’unica possibilità per non uscirne sputtanato, (come sarebbe giusto che fosse), è quella di “allungare il brodo” tenendo in ostaggio per anni nei Tribunali il malcapitato delatore delle nefandezze altrui.
Per me, “lurido diffamatore” dell’onorabilità di gentucola priva della dignità sufficiente a farne persone degna di rispetto (…), consola moltissimo ritrovarmi in compagnia di una Donna (maiscolo) per la quale nutro grande stima personale, politica e professionale.
Questa è la prova provata che non sempre essere rinviati a giudizio per “diffamazione”, fa del reo/a quel “pessimo elemento” che al popolino ignorante viene spacciato/a come reietto/a della “buona società”. Un/una “pregiudicato/a” da emarginare prima possibile, elemento da considerarsi non all’altezza dei VERI DELINQUENTI, quelli in guanti bianchi…
Il giorno che al “querelante”, al Procuratore e/o al Giudice, verranno fatte pagare le colpe di un Atto di Garanzia “a orologeria” o, peggio, di una condanna poi cancellata in Appello o Cassazione, state pur certi che di fenomeni da facile denuncia, non ne sentiremo più parlare…
Noi “diffamatori” (di classe)…
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