EDITORIALE – VOTERANNO SOLO GLI ELETTI…

di Raffaele Lisco.

Se, alle ultime elezioni amministrative, sono andati a votare un italiano su tre, un motivo c’è…

Il titolo di questo Editoriale è volutamente sgrammaticato, atteso l’ossimoro che ne rappresenta il contenuto. Si vota per “eleggere”, di conseguenza, affermare che votino solamente gli “eletti” è la descrizione di un circolo vizioso virtuale.

Eppure, è proprio quello che emerge dall’analisi sociale dell’ultima tornata elettorale, situazione che ha mandato un lampante segnale di disaffezione popolare dalla politica attuale. La cosiddetta “gggggente”, è arrivata al punto massimo di sopportazione, non è più manipolabile nemmeno dall’informazione di regime e sta iniziando a scoprire che la “truffa” generale colpisce solamente i più deboli.

Se, fino a oggi, il condizionamento istituzionale era riuscito ad “addormentare” il ceto medio, quella larga parte di “moderati” inseriti dentro la pancia “statale” aggiunti a un numero importante di anziani pensionati che, per predisposizione, non rincorrono certamente ideali rivoluzionari (…), adesso quei fenomeni degli “eletti”, sono riusciti a far incazzare perfino i suddetti.

Una politica che si dimostra sempre di più solamente quel pascolo dove lasciar correre bradi i facenti parte della speciale categoria di miracolati per i quali tutto è dovuto. Gente dalla dubbia propensione alla legalità ma, in compenso, ben istruiti sull’uso smodato di danaro dei contribuenti e composta da attori professionisti in scena da decenni, è arrivata (finalmente) al capolinea.

La ricerca continua dell’Uomo della Provvidenza, il “tecnico” super partes (…) chiamato a dirigere il traffico parlamentare per evitare scontri tra i partiti (fintamente) avversari, è l’ultima genialata con la quale si è cercato di metterci una pezza, dopo il disastro conseguente ai governi Lega/M5S e PD/M5S.

Il classico “tutti dentro” ha funzionato per un pò ma anche questo, ormai, sta esaurendo la sua funzione ipnotica sugli Italiani, popolo sempre più in difficoltà e sempre più stufo di dover dipendere da una classe politica incapace, presuntuosa, incoerente e opportunista.

Con i fatti di Trieste siamo tornati agli anni ’70, periodo nel quale quelli della mia generazione andavano in piazza a darle (o a prenderle), per manifestare contro qualcosa o qualcuno che non ci piaceva. Immancabilmente, quando le cose si mettevano male e la folla si faceva preoccupante, arrivava la Celere di Padova armata fino ai denti e, con dosi abbondanti di manganellate, rastrellamenti, fumogeni e calci nelle palle, “l’ordine” veniva prontamente ristabilito.

Un segno di debolezza, da parte di uno Stato che non riesce a dare le risposte che un popolo in difficoltà chiede a gran voce, il solito uso della forza laddove il dialogo muore, “…in nome della Legge, disperdetevi!…” al posto dell’ascolto dei problemi sociali.

Per più di un anno ci hanno frantumato i cosiddetti con la “cascata di miliardi” che l’Europa ci darà (…), soldi esagerati che serviranno per “…far venire tre volte Natale…” e trasformare i brutti in belli. Peccato che di questa manna nessuno (della gente normale) abbia visto ancora un centesimo, Natale resti sempre fisso al 25 dicembre e il mio amico Enzo si sia rassegnato a rimanere brutto come prima…

Non gli crediamo più, ne a livello nazionale, nè a quello regionale e nemmeno a quello comunale. Il “politico” sta diventando sempre di più la raffigurazione di una categoria a sè, l’espressione di un parente disabile al lavoro “normale” che dobbiamo per forza mantenere, una costosissima tassa fissa da pagare per potersi definire un “Paese Democratico”.

La ggggggente, questo tipo di imposizione “fiscale”, ha deciso di non versarla più

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