EDITORIALE – I MURI “DIPIAZZA”.

di Raffaele Lisco.

Migliaia di anni di Storia non ci hanno insegnato nulla

Ho già scritto pubblicamente più volte che, per quanto mi riguarda, la questione “vaccini” e “green pass”, nel merito, m’interessa meno che niente. Sono accessoriato di “terza dose” (categoria fragili), negli ultimi sedici giorni da ricoverato in ospedale ho fatto “solo” otto tamponi, a giorni mi sparerò il richiamo per l’antinfluenzale e se ci fosse, pagherei di tasca mia per vaccinarmi contro la “graisanità”. In aggiunta, ogni settimana mi arriva un nuovo certificato “Green” sull’App “IO”…

Detto questo, altrettanto non perdo tempo nel giudicare le ragioni dell’uno o dell’altro, dove stia la ragione e il torto, chi sia la maggioranza penalizzata dalla minoranza e quale sia la politica “più migliore” da adottare nei confronti del problema pandemia.

Questo non significa assumere posizioni “democristiane”, estraniarsi dall’espressione libera e indipendente, chiamarsi fuori dalla lotta e fregarsene dei problemi altrui. Semplicemente, a mio avviso, quello da commentare non è tanto il “merito”, giudizio ovviamente soggettivo e rispettabile qualunque sia ma il metodo”, l’uso della repressione di regime, la costruzione di muri “Dipiazza”, il ricorso alla propaganda mediatica attraverso “sssssienziattti” prezzolati e la volontà di mostrare i muscoli con chi ha come arma solo l’uso della manifestazione pacifica.

Trieste come Berlino, i muri eretti per dividere le zone di una delle città che hanno già vissuto la Zona A e la Zona B (…), il ritorno ai “vopos” nostrani per impedire alla gente comune di spostarsi liberamente, l’uso e abuso della forza, per costringere gente comune a rinunciare alle proprie opinioni e la solita formuletta scontata dell’utilizzo di qualche deficiente (magari infiltrato…) per dimostrare alla stampa il “grave pericolo terroristico” messo in atto da quattro vecchiette e un paio di marmocchi…

Ho visto scene che mi hanno riportato ai tempi del Muro di Berlino, i reticolati alzati come barriere contro gli stessi cittadini ai quali l’amministrazione aveva chiesto il voto, l’impietoso confronto con i recenti raduni “autorizzati”, quelli che “non contagiano” (…) come la Barcolana, i comizi politici e le manifestazioni enogastronomiche di Udine e Gorizia, comuni solidali con il sindaco di Trieste nel condannare i “ribelli” antidemocratici “untori” della Buona Società.

Troppo facile prendere qualche “Komunista col Rolex”, gente che gira in Jaguar coupè e convive con la capogruppo alla camera del PD (…) e fargli lanciare la contro protesta dei “Culi Caldi” (quelli che in una settimana guadagnano quanto un mese dei rivoltosi…) contro quegli straccioni dei portuali e chi ne sostiene la lotta.

Meno facile riuscire a vendere la squallida azione politica, cavalcata da una sinistra indegna di tale nome, come Manifesto di un partito che dovrebbe schierarsi al fianco dei più deboli, sempre e comunque e, invece, si zerbina accucciata al Governatore Regionale e al Premier Nazionale, che sono pure di ideologia opposta

E’ ufficiale: siamo entrati dentro un Regime che divide gli Italiani in “utili” e “inutili”. Superfluo specificare chi siano gli “utili” e chi gli “inutili”, dove debbano vivere i “perbenisti”, i “plaudenti” e gli “allineati” e quale sia il posto (già deciso) dove stivare i “ribelli”, “quela zente là”, i “fasisti nostalgici” e gli “untori della maggioranza produttiva”.

Siamo tornati indietro di qualche secolo e, forse, la “selezione” umanitaria fa veramente parte di un disegno mondiale chiamato “Reset”. In fondo, una bella “sfoltita” ci serve proprio, dimostrato il numero esagerato di teste di minchia circolanti sul pianeta.

Soprattutto dove prospera il Potere…

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