di Raffaele Lisco.
C’è chi in politica fa “carriera” velocemente e chi non la farà mai…
Devo confessare che, nella mia (dis) onorata carriera, di aggettivi sulla mia persona ne ho accumulati tanti, pochi positivi e tantissimi negativi. Giudizi velenosi sul personale, professionale e sociale, commenti inventati buttati là da quelli che devono dimostrare, in osteria, di conoscere bene l’animale…
In realtà, la mia specialità resta quella di saper spiazzare chiunque sia convinto di aver capito tutto (…), sadicamente pronto a ribaltare le convinzioni illusorie degli scienziati, pronti a giurare di aver incasellato il Lisco.
Nonostante ciò, ancora mi sorprendo quando esce allo scoperto l’ennesimo fenomeno/a capace di riuscire dove perfino io stesso ancora stento a fatica. Nonostante l’impegno (sprecato), nemmeno io ho ancora capito cosa sono, dove voglio andare e chi voglia essere. Magari, in una prossima vita, qualche divinità mi farà l’omaggio di spiegarmelo…
Eppure, in mezzo a tutta questa irrimediabile patologia psichiatrica che solo il mio amico “strizzacervelli” Adriano Segatori saprebbe spiegarmi, un “valore” è ormai certificato, sottoscritto e bollato ufficialmente.
Le “migliori” figure politiche che hanno avuto la disgrazia di aver avuto a che fare col “pessimo elemento” che incarno, concordano all’unanimità nel definirmi “ingestibile”, soggetto sfuggente, omino destabilizzante (senza punti di riferimento) e personaggio dal quale mantenere la debita distanza cautelativa.
Omaggiato pubblicamente dai più finti complimenti (di tutti) sulla mia “intelligenza” analitica, visione politica, lessico romanzesco e satira tagliente, il retrostante “non detto” sussurra che “…meglio un brutto male che un Lisco in casa…”.
Tutti ma proprio tutti, giovani e anziani, maschi e femmine, potenti e mezze calzette, di destra e/o di sinistra (movimenti compresi), mi hanno timbrato convintamente come sopra, rendendosi rei confessi di quanto il valore della politica politicata sia caduto in basso.
“Ingestibile”, termine che tradotto in parole povere, significa la raffigurazione di chi “impossibile da gestire”. Figura non allineata (nè allineabile) sulla quale non poter esercitare il proprio potere, soldato disordinato, disobbediente e anarchico, perfino capace di ribellarsi ai superiori, totalmente avulso dal pericolo delle conseguenze da “ammutinamento”.
Resto basito dall’ingenuità con la quale si possa confessare tutto ciò. La definizione di “ingestibile” non fa altro che confermare quello che ormai si è capito da tempo, ovvero che per fare “carriera” in politica (a qualsiasi livello) devi per forza essere “gestibile”, cioè rimanere al tuo posto, spegnere il cervello e “obbedir tacendo”, come un militare sotto le armi.
Non proprio una virtuosa rappresentazione di una categoria che dovrebbe essere la summa degli “eletti”, il ristretto numero dei prescelti selezionati per servire il popolo, la sintesi delle migliori figure rappresentative per competenza, personalità, capacità ed esperienza, rispetto alla massa priva di requisiti di “alto livello”.
Se un tempo si cercava di nascondere quello che oggi si ammette spudoratamente, adesso è confessata apertamente la ricerca del “candidato”, solo se provvisto di un “green pass” da pupazzetto. O accetti di essere burattino, muoverti sotto dettatura e pensare con la testa del “comandante”, oppure sei destinato a essere “espulso” come un corpo estraneo portatore di virus contagioso.
Personalmente, preso atto della mia “incompatibilità” al telecomando (…), pur amareggiato per non poter confrontare me stesso con un potenziale specifico che non saprò mai se possiedo (…), resto orgoglioso di potermi vantare di essere un Uomo Libero, lontano dalla svendita dell’anima in cambio di un potere finto e ottenuto non per merito ma per sudditanza nei confronti del “superiore”…
Oltretutto, osservare il modo col quale si “marchettano” personaggi che poi rimangono trombati egualmente, è troppo divertente…
“Normale cittadino”, sicuramente percepito come “fesso”, descritto male da quelli incazzati per non essere ancora riusciti a mettermi alla catena, sfuggente come una biscia e disgustato da una classe politica sicuramente molto più furba del sottoscritto ma sempre più decadente e disprezzata dalla maggioranza della gente comune che ne subisce i soprusi.
Mi tengo orgogliosamente i miei aggettivi di “diffamatore”, “lurido”, “ingestibile” e vado a testa alta ovunque, consapevole di non dover nulla a nessuno. Casomai, al contrario, creditore certificato dei tanti falsi chiacchieroni che hanno approfittato della mio lavoro per rubacchiare, a nome proprio, il loro piccolo ed estemporaneo potere.
Sono “Ingestibile” e me ne vanto.
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