di Raffaele Lisco.
“…Dobbiamo riconoscerlo, tu vivi proprio ragiòn tu, belo!…”.
L’amaro sapore della consapevolezza di aver sempre avuto ragione sulla tonnellata di parole scritte, la mole esagerata di denunce, le tantissime “profezie” raccontate e pubblicate negli oltre 11 anni di vita di questo “chiacchierato” blog, peggiora ancor di più la magra soddisfazione personale.
Sempre più persone mi fermano per complimentarsi col “lurido”, stringere la mano a “…quello con le palle…” che ha il coraggio di scrivere quello che tutti pensano (ma nessuno dice apertamente…) e comunicarmi il loro sostegno e condivisione su quello che pubblico. Non per caso, i numeri delle statistiche di contatto quotidiano, sono schizzate su percentuali impressionanti.
Eppure, per uno che soffre molto la “vittoria postuma”, somatizza a fondo l’impossibilità di incidere nell’immediato e, ormai, ha compreso da tempo che la massa preferisce credere alle promesse truffaldine del cazzaro di turno per ricredersi quando ormai i danni sono irreversibili, piuttosto che svegliarsi per tempo e risparmiarsene le conseguenze, inutile piangere sul “latte macchiato”.
Oggi che la maggior parte delle persone ha superato la diffidenza e la paura di manifestare vicinanza di pensiero col “diffamatore” (…), raccolgo i frutti di una coerenza dal costo personale altissimo e la “piccola” soddisfazione di aver anticipato tempi oggi diventati attuali.
In un decennio abbondante, GradoSpia ha smascherato la sindaca Silvana Olivotto, amministrazione durata poco più di un paio d’anni e sfiduciata dal proprio interno. Il sindaco Edoardo Maricchio, castigato per quattro anni e poi mandato a casa disonorevolmente a un passo dalla fine della legislatura dai propri rinnegati e, infine, non risparmiato le critiche al “civico” Dario Raùgna, il sindaco (non riconfermato dai gradesi) del quale oggi sta emergendo il “buongoverno” (…) pieno di magagne nascoste sotto il tappeto.
“…Tu vivi ragiòn tu…(belo)”, questo il mantra attuale di chi finalmente ha compreso di essere stato preso per i fondelli da tutte le amministrazioni degli ultimi quindici anni, aver subito le bugie di personaggetti lestissimi a raccontare un mucchio di balle mistificate per “leggi dello Stato”, “norme burocratiche”, “mani legate” e “imposizioni Europee”.
Nessuno di loro ha fatto nulla per i gradesi, escluso quanto utile alla loro bisogna, il necessario per rimanere a galla e continuare a percepire la paghetta gentilmente scroccata ai consenzienti ignoranti isolani, gabbati e contenti di esserlo.
Nulla di nulla, in tema di sviluppo turistico, infatti, non per caso quelli che vengono a Grado lo fanno di propria volontà e non certo perchè attratti da operazioni di marketing strategico (…). Niente di concreto per quanto relativo a investimenti pubblici e privati, anzi, esattamente il contrario, attraverso la sciocca volontà di bloccare qualsiasi iniziativa non gradita ai “comandanti” di turno. Nulla per contrastare la pandemia che, addirittura, scoppia nuovamente sull’isola alla faccia dei vaccini e zero spaccato su demanio, infrastrutture, aiuti sociali, cultura e sviluppo della viabilità locale.
Volete la luce? Cacciate “tremiglioni” di euro, per sanare quello che “quelli bravi” appena trombati hanno lasciato in eredità. Volete le spiagge? Idem con patate, atteso che le “proroghe” firmate con i “civici”, invece di valere 13 anni (2020 – 2033), ne valgono due (2021 – 2023). E questo solo per ricordare gli ultimi due “regali” degli uscenti…
Adesso è il turno di quelli nuovi, i “competenti” di destra che sostituiscono gli “incompetenti” di sinistra (ex civica), anche se in realtà, sono sempre gli stessi “riciclati” dalle covate Maricchio e Marin, con l’inserimento di qualche volto nuovo, giusto per sparigliare le carte in tavola…
Stessa musica dei precedenti, il solito disco che suona, una brodaglia che nulla muterà del panorama ingessato di questo disgraziato paese lagunare. Tante belle frasi di circostanza, gli ammuffiti proclami buoni per riempire la pagina locale del quotidiano di regime e tenere sotto conserva l’inutile cervello degli indigeni nativi.
A me toccherà, ancora una volta, l’ingrato compito di raccontarvi quello che dovreste vedere da soli, smontare le balle istituzionali di una politica sempre più lontana dai bisogni reali della gggggente e farmi odiare da entrambe le parti in commedia, pagando il prezzo dell’esclusione da qualsiasi possibilità di partecipare a qualcosa di utile e costruttivo per la collettività.
“…Tu vivi ragiòn tu, belo!..”, questo il massimo dell’incasso che posso permettermi.
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