EDITORIALE – SPACCIATORI DI AMUCHINA.

di Raffaele Lisco.

“Ce l’hai 50 carte di Amuchina™ gel?” “Se la vuoi, oggi vendo solo tagli da 100…”.

Sembra ieri che per sballare bastava andare in piazza e comprare un tocco di “marocchino” con un deca. Tre grammi di fumo buono li portavi a casa e la serata era risolta.

Poi c’erano i “drogati”, quelli veri, che nemmeno si facevano le canne e andavano a “polvere”. Più “aspiranti” di una Dyson™ di ultima generazione, allineavano “piste” nei cessi del Nepentha o negli attici della Milano da bere…I più “junkies” gradivano principalmente “brown sugar” o “white snow” (gli esagerati andavano di “speed ball”) e sparandosela direttamente in vena, strabuzzavano gli occhi mormorando “…ostia, che flash!…”.

Erano i favolosi anni ’70, la West Coast degli States sfornava i gruppi musicali che hanno fatto la Storia del Rock; per un adolescente come me il sogno era quello di andare a Woodstock e la colonna sonora quotidiana era riempita dai riff di Ritchie Blackmore, gli assoli di Jimmy Page e le acustiche dei CSN&Y. Per i più “sofisticati”, Fripp, Japan, Sylvian, Butler, Gong, Radiohead, Velvet Underground e tutto il sound inglese primi anni ’80.

Si viveva tutto il giorno al “muretto”, punto di arrivo cittadino delle “cumpa” di disperati brufolosi ansiosi di stare fuori casa il più possibile, broccolare qualsiasi cosa avesse le tette (…) e sognare di andare lontano, via dall’opprimente luogo di residenza. Soldi pochi, l’indispensabile era il pacchetto di Marlboro, qualche migliaio di lire in tasca e, per chi dotato, qualcosa per mettere benzina nel motorino o nella cinquecento.

Per “sentito dire” (…), assumere qualsiasi sostanza da sballo (pasticche artigianali, farmaci, composti chimici compresi) era il modo più in voga per estraniarsi da una Società ancora negativa per i gggggiovani. Uno Stato conservatore che ti metteva in galera senza tanti complimenti per qualsiasi cosa non fosse autorizzata dal “buocostume” e da una famiglia (in generale) che, grazie al deputato Loris Fortuna, era già rovinata da divorzi, separazioni e/o situazioni poco piacevoli per un adolescente facile preda dello sbando.

Poveri (gli altri…) ma, comunque, felici, rovinati dall’abuso di tutto. Innamorati a tempo determinato della squinzia di turno, sboroni con gli amici e bugiardi con la mamma, nipotini per sempre della nonna (o nonno), i veri “bancomat” dei figli del boom economico post sessantottino (the boomers – ndr).

E’ vero che più si diventa vecchi (e rincoglioniti) e maggiore sale la nostalgia per “i bei tempi passati” (gli stessi che odiavamo all’epoca), proprio il periodo che non vedevamo l’ora passasse per “diventare adulti” e vivere la nostra vita, senza dover obbedire a nessuno. Ci siamo accorti dopo, sulla nostra pelle, che “obbedire a qualcuno” fa parte del minimo sindacale che ti accompagna dalla culla alla tomba

Oggi tutto questo non esiste più, siamo noi quelli “antichi”, i nostalgici dei Pink Floyd, Metallari fuori tempo pronti (passati i sessanta…) a mimare ancora la camminata “Young” di Angus, chitarrista degli AC/DC. Sempre noi, gli onirici decaduti, disposti anche a mettersi a petto nudo rischiando la pleurite, pur di sentirsi Robert Plant per i minuti necessari a storpiare “Starvay to Heaven”.

Siamo in tempo di pandemia, Fedez e i Måneskin sono i nuovo idoli, i “trapper” cantilenano sotto base campionata e i talent stabiliscono come debba essere il nuovo messia della musica nazionale e internazionale. Con tutto il rispetto, mi tengo i miei beniamini di mezzo secolo fa, benedico lo spacciatore (defunto) di piazza Vetra a Milano e santifico Amsterdam (del ’76) come luogo “religioso” da cima della mia personale classifica dei luoghi di “culto”.

Dalla cocaina all’amuchina™, dall’afghano nero alla tisana allo zenzero (…), dalla “dipendenza” alla “incontinenza”, i “ribelli” di oggi (sic!) si bullano su Facebook™ ma, fuori dalla realtà virtuale, non conoscono nulla di quello per i quali si vantano a vanvera…

Forse è un bene che sia così per le ultime generazioni, mezzeseghe risparmiate da morti precoci, fedine penali nere come il catrame, famiglie distrutte e patrimoni dilapidati, percorsi obbligati per migliaia di illusi sognatori risvegliati bruscamente dalla crudele realtà. La domanda da porsi è sempre la stessa: meglio un’ameba viva o un guerriero morto? Per me la risposta è scontata...

Sempre per “sentito dire” (…) non ho ancora trovato nessuno del Circolo dei Delinquenti anni ’70, disposto a rinnegare il tempo della sua adolescenza, pronto ad ammettere che farebbe cambio del suo passato “scellerato”, con la vita “agevolata” dei suoi nipoti di oggi. E’ scolpito nella pietra, impossibile da cancellare, si resta “pregiudicato” per sempre.

Come i diamanti…

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