EDITORIALE – L’ISOLA DA ESTINGUERE…

di Raffaele Lisco.

Non ci sono più dubbi, i gradesi meritano l’estinzione

Difficile che possa ancora sorprendermi, circa la capacità della comunità gradese di riuscire a perdere anche l’ultimo brandello di dignità, in cambio di qualche spicciolo d’elemosina.

Esattamente quanto documentato nel recente servizio “turistico” dell’amico Mervar, per il TG Regione del giorno di Natale.

Le due babbione “diversamente giovani” nella foto di testa articolo, frame estrapolato dal prodotto informativo di cui sopra, accessoriate di gatto morto “visonato”, più datato di loro (…), rappresentano perfettamente lo specchio di una realtà che caratterizza la comunità “graisana” come il Regno della Sudditanza, il Principato degli Accattoni, il Mondo dei Senza Palle e la Terra degli Svenduti al miglior offerente…

Entrambe le due turiste “Austriache” beccate dal collega giornalista senza alcuna protezione obbligatoria (mascherina), invece di tentare una qualsiasi giustificazione a loro discolpa, se ne escono straffottenti con l’affermazione che “…loro non rispettano gli obblighi sanitari…”, perchè “…sono 50 anni che vengono a Grado…”.

Inaccettabile (ma solo per me…) la manifesta dimostrazione del “possesso” territoriale candidamente dichiarato dalle due nostre “signore & padrone” d’oltreconfine. Evidentemente, per chi proveniente da “oltre il ponte”, basta esibire il Certificato di Usucapione Gradese (almeno 10 stagioni…) per dichiararsi “proprietari” di Grado e “podestà” dei gradesi (minuscolo).

In fondo, come non giustificare il sentiment che vendiamo (a caro prezzo…) ai “turisti” non residenti, permettendo loro di sentirsi “superiori” ai nativi, solo per il fatto di portare a una comunità di “baluba”, i loro danari indispensabili per sopravvivere? Quando arrivi al punto estremo di non avere più alcuna autorità ne controllo su casa tua (…), è sacrosanto che chiunque sia libero di parcheggiarti sui coglioni e cagarti sul tappeto del soggiorno…

Le due “signore” prese ad esempio per tutti (…), hanno capito perfettamente le regole del gioco: io pago e tu obbedisci, “struca al botòn, salta al macaco”, muti e stecca. Altrimenti, vi rimandiamo a giocare col fango sulle mote dalle quali vi abbiamo tolto, comprando con i nostri marchi e scellini (a mille volte il loro valore) i “quartierini” dei “furbetti”, pezzenti di isolani che non siete altro.

Meritiamo l’estinzione, la retrocessione a merce in (s)vendita, la perdita di quella dignità comunitaria che esce solo nelle canzonette da “festival” strapaesano. Quando sono arrivato su quest’isola per viverci (correva l’anno 1970), non era così, a nessuno era permesso di mancare di rispetto agli indigeni, senza ritrovarsi stesi per terra…

Purtroppo, i “veri gradesi”, uomini e donne di una volta con le palle grandi come le angurie in vendita sui banchetti del porto, gente pronta a prenderti a calci nel culo solo per uno sguardo mal interpretato (…) sono (quasi) tutti morti, vittime della loro scelta di non piegarsi alla sudditanza dell’ultimo arrivato. Furlano, Triestino, “Milanese” o Krukko che fosse.

I tempi cambiano, le persone si trasformano e oggi, a Grado, va di moda farsi pisciare in testa (da tutti) e ringraziare per la doccia gratuita

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