di Raffaele Lisco.
Grado piange la scomparsa dell’ennesimo figlio strappato alla vita dalla malattia. Arrivederci, Franco.
Ormai abbiamo perso il conto della serie troppo lunga di compagni, amici e fratelli che, negli ultimi anni ci hanno lasciato, sconfitti ancora giovani dal male che non perdona.
Ieri si è spento Franco “Adelina” Marchesan, (la foto spettacolare di testa articolo è della performer Patrizia Burra) uno di quelli che hanno accompagnato la mia perduta gioventù in quelli che sono stati gli anni d’oro di Grado.
Pur protagonista di percorsi diversi, con “Adelina” ho incrociato spesso le strade che, tanti anni fa, un certo tipo di “strani” gradesi condividevano assieme.
Figli della stessa frenesia per la ricerca della libertà, la voglia di fuggire dalla piccola provincia e vivere pienamente qualsiasi emozione conseguente a nuove esperienze, spesso ci siamo ritrovati a raccontarci momenti importanti del nostro vissuto.
Franco possedeva quell’innato gusto per il bello, incarnava quello “stile” capace di provocare i perbenisti, sempre un passo avanti alle mode del momento, impegnato costantemente come me nella ricerca di qualcosa che non abbiamo mai trovato, imprigionato in un ruolo troppo stretto per la sua enorme voglia di volare.
Protagonista del “fashion” isontino (e non), Franco aveva dimostrato di saper proporre il suo concetto di moda, prima assieme al suo grande compagno Enzo “Maison” e poi in proprio con i suoi negozi di abbigliamento.
Come tutti gli “artisti” era negato per l’amministrazione, i numeri, la fredda “ragioneria” delle cose, e per questo si era ritrovato a combattere una battaglia persa con la burocrazia. Forse, secondo me, la conseguenza di una delle cause che hanno scatenato l’inizio della fine.
Se chiudo gli occhi, rivedo le inarrestabili risate con “Adelina”, Robertina, Vikito, le Patrizie nostrane e “furlane” e tanti altri che sarebbe troppo lungo nominare, la capacità di stupirmi presentandomi Tullio “Pepola”, ai tempi della gallina al guinzaglio…
E ancora, le lunghe chiacchierate alcooliche nel soggiorno di casa di Adelina (quella vera), sull’isola della Schiusa, le mie prese in giro sulla sua “diversità” che ha sempre difeso, senza ne vergogna ne paura, quando essere gay nel piccolo paesino era difficile. In sua compagnia, perfino mia cognata Aldina mi stava simpatica…
Arrivederci amico mio, adesso che almeno tu hai smesso di soffrire, non posso che ringraziare anche te, assieme a tutta la “delinquenza” che ha lasciato il segno su quest’isola di “sudditi”, per i meravigliosi anni della gioventù che ho passato a Grado, quando vivere sull’isola era fonte d’invidia per i “foresti”.
Perchè, quella volta, i “graisani”, quando uscivano dal ponte, erano i più forti, divertenti, fuori di testa e “speciali” di qualsiasi altro. Oggi, purtroppo, sono avanzati solo gli “scarti” (io per primo…) e si è rotto lo “stampino”.
Il mio non è un addio ma un arrivederci. Prima o poi anche “l’Immortale” arriverà a “fine pena” e raggiungerà tutti gli amici che hanno dato un senso alla mia presenza su quest’isola. Tanto, senza Lisco, la festa non comincia…
Insieme al ricordo di Franco, vorrei mandare un pensiero anche per Gianni (Scarel), altro grandissimo dolore arrivato a intristire questo fine anno.
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