di Raffaele Lisco.
Avete vinto voi, mi arrendo…
L’omino raffigurato nella foto di testa articolo sono io, (im)paziente degente ricoverato, tempo fa, nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Udine.
L’immagine “rubata” da una delle infermiere, disposta a ignorare i rigidi protocolli che vietano di fotografare i pazienti del reparto, fu scattata per lasciarmi memoria di quanto poco basti per valicare la sottilissima linea che separa la vita dalla morte.
Intubato non per Covid ma per altra patologia, collegato al “macchinario” acceso 24 h. in modo da mantenere attive le funzioni vitali del trapiantato, “bombato” da ettolitri di morfina farmaceutica, rimedio indispensabile per non sentire i dolori, combattevo la mia personale battaglia contro la diagnosi tumorale che mi pronosticava pochi giorni di vita.
Per fortuna mia e sfortuna del resto dell’umanità (…), l’attaccamento alla vecchia pellaccia da Immortale, unita alla voglia di rimanere ancora in questa valle di lacrime per rompere le palle al mio prossimo (…), fecero il miracolo e alla fine del calvario clinico, mi rimisero in piedi. Per modo di dire…
Perchè scrivere adesso sulla mia esperienza da “avariato” cliente della sanità pubblica? Non certo per “bullarmi” di aver goduto della grande fortuna di poter essere ancora qui a raccontarvela ma, semplicemente, per testimoniare che sproloquiare a sproposito su fatti sui quali non si sono vissute sulla propria pelle le esperienze, altro non dimostra l’enorme ignoranza di chi crede di aver capito tutto ma, in realtà, non ne sa nulla…
Per me che tento (con difficoltà…) di restare il più obbiettivo possibile, cercare di comprendere e rispettare le opinioni di tutti, anche di quelli verso i quali nutro profondo disprezzo per la manifesta stupidità palesata (…), riuscire a rimanere “umile” di fronte a cotanta dimostrazione d’ignoranza, è diventato non solo difficile ma impossibile.
Ho sempre creduto che solo dopo aver provato personalmente quanto si commenta, si avesse la competenza (provata) di poter esprimere un’opinione degna di credibilità e che il titolo di “informato/a”, nel merito, spettasse unicamente a chi realmente avesse vissuto il fatto in oggetto.
Il resto, l’immaginario acquisito da “fonti terze”, il puerile scopiazzamento scimmiottesco del “professore” di turno e il farsi proprie le teorie non suffragate dalla realtà, fa parte del più acclarato sentirsi consapevoli di non essere all’altezza di poter partecipare alla discussione.
Per questo mi arrendo, annuncio il ritiro dal dialogo, mi sfilo dal dibattito tra “bestie” sulla quale scolarizzazione stendo un velo pietoso, compresi quelli che restano convinti che valgano di più le stronzate scritte sui Socials che la vera esperienza di vita.
Premesso di non volermi ergere ad esempio per nessuno (anzi…), sono convinto che sia inutile perdere altro tempo con quelli che si dichiarano “laureati” ma non lo sono, insistere a dibattere con chi è convinto che un virus mortale sia solo il prodotto della propaganda complottista e perfino confrontarmi con personaggetti mai usciti dal quartiere (…) che pretendono di spiegare a chi ha fatto il giro del mondo come si debba viaggiare…
Cedo alla prepotenza di quelli che sottoscrivono il reo, giustificandone l’immoralità, perchè “…tutti fanno così…”. Mi vanto della mia ingenuità utopistica, continuando a credere che i valori abbiano un senso, che la coerenza distingua l’uomo dal buffone e che la “pratica” valga molto di più della “grammatica”.
Mi arrendo, avete vinto voi, lascio alla maggioranza lo squallore di un società che non ha più nulla di virtuoso e mi dichiaro “antico”, obsoleto, fuori moda e fuori tempo, ancora e sempre fedele ai valori che i miei Maestri mi hanno insegnato.
Continuerò a osservarvi da lontano, insisterò nel commentare (a modo mio) esclusivamente su questa piattaforma proprietaria i vostri comportamenti, ringraziando il cielo per non essermi svenduto, come voi, al Pensiero Unico degli opportunisti.
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