di Raffaele Lisco.
Profughi Ucraini, profughi Afghani e profughi Africani. Quali differenze?
E’ ampiamente conosciuta la mia predisposizione alla pratica del masochismo estremo che mi espone agli insulti di chi poco avvezzo a far funzionare il cervello, tuttavia, ciò non mi distoglie dalla volontà di esprimere ugualmente il mio pensiero.
Consapevole delle prevedibili accuse di razzismo dei soliti “benpensanti ignoranti”, insulti assortiti sui quali sono pronto a immolarmi senza problemi, oggi vorrei riflettere insieme ai pochi lettori disposti a farlo, sulle differenze che la guerra Russo/Ucraina e le dolorose conseguenze collegate ci stanno palesando.
Il conflitto appena iniziato e di cui tutti subiamo la propaganda mediatica figlia della Guerra Raccontata, secondo l’interpretazione delle parti interessate, attraverso la divulgazione di filmati farlocchi, immagini taroccate e fiumi di parole “indipendenti” quanto quelle di un dipendente a libro paga (…), sta creando milioni di profughi in fuga dall’Ucraina.
Non so voi ma a me balzano agli occhi delle enormi differenze tra la figura rappresentativa dello “scappato dalla guerra” africano o Afghano e il pari livello russofono.
Decenni di sbarchi dalle coste dell’Africa con ogni mezzo galleggiante, il vorticoso business delle Navi Umanitarie e il peregrinare di milioni di ragazzotti fisicati provenienti dalla Libia e Tunisia, pronti allo sbarco sull’isola di Lampedusa, ci hanno somatizzato la convinzione dell’obbligo morale dell’accoglienza pelosa, dogma tanto caro a un certo tipo di sinistra che campa di rendita su questo tipo di ricatto morale.
Nel percepito degli italiani, i “profughi” che fuggono dall’Africa appartengano a una categoria umana ben definita: giovani maschi, sani come pesci, pronti ad abbandonare le proprie famiglie al loro destino con la giustificazione di “andare in cerca di fortuna” nei paesi ricchi (…), per poi mandare il danaro indispensabile per mantenere quelli rimasti in Patria esposti ai pericoli.
Quanta differenza di spessore, al contrario, nell’osservare la fotografia dei profughi Ucraini, moltitudine composta da donne e bambini, inermi vittime accompagnate dai maschi di famiglia ma solo per il tempo necessario all’arrivo alla prima frontiera utile per sfuggire ai bombardamenti, quelli veri.
La narrazione dice che una volta messe al sicuro le loro donne e i bambini, i “profughi” Ucraini maschi di ogni età, tornano da dove erano partiti, decisi a combattere per difendersi dall’invasore e pronti a rischiare la vita per inseguire il ritorno a una normalità distrutta dalla prosopopea dei soliti “Caporali”, palloni gonfiati che muovono i loro “carriarmatini” sul tabellone del Risiko mondiale.
Sorprende (non me…) la differenza di giudizio che (anche) gli Italiani dimostrano, verso le opposte tipologie di “profughi” che ho voluto ricordare.
Tanto quanto sono stati disprezzati i “neri” africani, oggi, i “migranti” Ariani sono elevati al rango di Eroi, perfino accettati da paesi che avevano fatto della chiusura delle proprie frontiere un valore aggiunto.
Gli Afghani fanno la fame e patiscono il freddo ammassati ai confini dei Paesi di Visegrad, i neri che fuggono dai lagers del Nord Africa rischiano di affogare in mare, durante le traversate della speranza. Per gli Ucraini che fuggono dalle bombe del “dittatore” (da una settimana…) Vladimir Putin, mai visto uno schieramento così “accogliente” a base di aiuti di Stato, manifestazioni e stanziamenti economici.
Ora potete anche sbizzarrirvi con gli insulti, tanto nessuno di voi cambierà una realtà che se fino a oggi era passata indenne per l’obbligo di essere “politically correct”, adesso, grazie alla guerra Ucraina e a un diverso tipo di profugo, scoppia prepotente agli occhi di chi vuol vedere, libero da obblighi partitici.
Il colore della pelle non pregiudica l’eguale rispetto del diritto per tutti, così come “dovrebbe” essere per religione, ideologie e razza ma la dignità dell’essere umano può sottostare a valutazione e giudizio, senza pericolo di cadere nel pregiudizio di parte.
Evidentemente, per i nostri “eletti”, qualcuno porta consensi politici e qualcun altro, no…
Ci sono profughi e profughi.
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