EDITORIALE – CERVELLI IN FUGA & TESTICOLI STANZIALI.

di Raffaele Lisco.

I giovani di valore esistono. Anche qui

La bella faccetta immortalata nella foto di testa articolo, è quella di Elias Maritan, un brillante ggggiovane de Gravo, del quale ho scoperto l’esistenza grazie all’articolo de “Il Goriziano” dove se ne magnificano le doti.  Laureato Magistrale In Scienze e Tecnologie Agrarie all’Università di Udine, ha conquistato l’India col suo progetto innovativo per lo sfruttamento delle coltivazioni nella difficile zona dell’Himalaya.

Uno dei tanti che si sono impegnati per arrivare a realizzare il proprio progetto, l’esempio più evidente dell’imperdibile patrimonio culturale e professionale del quale ci priviamo molto volentieri, incapaci (o forse invidiosi) del talento altrui, specialmente se sotto i trent’anni e in possesso di un curriculum zeppo di titoli…

Elias Maritan è l’esempio più evidente, la lama che taglia alla base il sempreverde “no se pòl” (“certezza” tanto cara ai padroni del nostro piccolo cortile di frontiera), la dimostrazione inconfutabile che in TUTTI i nostri piccoli paesini ancora rimasti agli anni ’80 (…), si può nascondere il talento di un Elias o Marco, Giulia o Gaia.

Da vecchio brontolone, ormai deciso a rintanarsi nel suo angolino sicuro da eremita e lasciare “il prossimo” a vedersela con la vita, dichiaratamente privo del mio interesse (…), l’unica azione che potrebbe ridarmi una scintilla d’entusiasmo, sarebbe quella di diventare un Talent Scout di eccellenze giovanili (e non). Sarei perfetto per Progetto di Valorizzazione di quelle figure capaci di produrre un’idea vincente e, una volta verificato il possesso dell’X-Factor, averne il potere autonomo di finanziarne la crescita.

Fino a oggi, al contrario, ho visto ragazzi e ragazze meritevoli di “accompagnamento”, giovani già dotati di tutto quello che serve per essere definiti “speciali”, farsi umiliare al primo incontro di lavoro (se lo trovano), sentirsi bloccati dal “segretario” o da qualsiasi “militante” talmente “storico” da puzzare di stantìo (…) e, logicamente, andarsene a gambe levate, disgustati dall’idea di aver voluto provare a impegnarsi (inutilmente) per il futuro di tutti…

Del resto, siamo talmente zeppi di “fenomeni” di qualsiasi livello, grado e tipologia, esportiamo “tuttologi” a modico prezzo (…) e abbiamo un indice di natalità talmente inesistente, che ci possiamo permettere di essere esenti dal dovere di valorizzare le nuove generazioni.

Così, mandiamo i nostri nipoti e figli/e a cercare (e giustamente trovare) fortuna ovunque, meno che a casa propria, anche perchè (per i motivi di cui sopra), lo spazio è intasato dagli “inutili” che, però, sono “indispensabili” per il piccolo “esercito” del Podestà di turno.

Pazienza. In fondo, se ci penso bene, mi rende più felice e orgoglioso sapere di un ggggiovane brillante di casa mia che emerge nel mondo, piuttosto che di un maltrattato e umiliato ragazzo/a imprigionato/a in un lavoro di ripiego per campare…

Incredibilmente, io ho un “Elias” tutto mio in famiglia (versione femmina) e, grazie a questo, conosco perfettamente la delusione di persone che, per l’età, ancora difettano d’esperienza sull’essere umano (ma imparano in fretta) e per questo non comprendono il motivo (per loro “che ancora non sanno”, illogico) per il quale i loro conoscenti, amici e, spesso, parenti, non vadano orgogliosi della loro specificità e ne supportino la crescita con entusiasmo, anzi, la reprimano con la sordità tipica di chi “non vuol sentire”.

Magari, visto che ci interessano solo i soldi, atteggiamento tipico dei miserabili per i quali il Cinepanettone vale quanto i Promessi Sposi (…), se provassimo a quantificare il “ritorno” di uno (di età inferiore ai 30 anni) che si è inventato una formula economica, ecologica e lavorativa di sviluppo agrario di un territorio difficile come il Tibet, immaginiamo cosa si sarebbe potuto studiare per portare nel mondo l’Asparago di Fossalon e tutto il settore agroalimentare della nostra zona...

Non abbiamo bisogno di Elias Maritan o degli altri tanti talenti di casa nostra che, probabilmente, nemmeno conosciamo. Stiamo meglio tra imbecilli, anche perchè il confronto sarebbe impietoso e umiliante.

Per noi.

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