di Raffaele Lisco.
La guerra cesserà ma solo quando lo diranno “loro”…
“Si vis pacem, para bellum” (lat. «se vuoi la pace, prepara la guerra»).
Sentenza latina anonima in questa forma ma presente, in modo poco diverso, nella formulazione o nella sostanza. Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell’essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio quelli che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.”
Il buon vecchio caro Vegezio (…) qualche millennio fa, aveva lasciato ai posteri la sua locuzione, per ricordare all’umanità che avrebbero reso più nobili e saggi quei popoli in grado di scegliere la seconda opzione, piuttosto che pagare il contributo di sangue obbligatorio per continuare a combattersi.
Il tempo trascorso da quando il nostro Aristocratico tardo romano Publio Flavio Vegezio Renato produsse la storica frase e i giorni nostri, non è stato sufficiente a convincere la razza (dis)umana sul suggerimento di Vegezio Flavio ecc.
Uno sproposito di anni di “progresso”, “civiltà”, “conquiste sociali”, “diggggitale” e avanti con tutto il repertorio (…) inutili, sprecati, “personalizzati” ad uso e consumo di una classe dirigente figlia di una sudditanza del Potere, quello che in forma piramidale ti dà (o ti toglie) tutto…
Il Mondo Occidentale, la Vecchia Europa, quindi anche noi “Italians boomers” (ormai in fase di rottamazione), eravamo convinti che non avremmo MAI nemmeno sentito parlare del pericolo “potenziale” di “inciampare” in uno di quei missili che ci fanno vedere full time ovunque.
Si, vabbè, «l’Invasore & l’Invasato», d’accordo «…non si possono permettere certe atrocità…» e avanti con la trombetta e i piattini (…) ma, con tutto l’affetto e il sostegno all’Ucraina, da “Talian” (col nonno paterno di Brindisi…), proprio non ce la faccio a digerire che “qualcuno” decida se io e tutto il mio mondo circostante, debba “contribuire” (…) a una Situazione Militare di quelle dove si spara…
Probabilmente non essendo all’altezza di “quelli che contano”, sarebbe già comunque soddisfacente se ai suddetti arrivasse il mio pensiero, sicuramente condiviso da molti concittadini che non si sentono “partecipi” di una guerra tra russofoni ne, tantomeno, “reclute” di Mario Draghi e tutto il Circo degli Eletti.
L’Italia, confermando l’accertata capacità di essere solidale con i civili in fuga dalla guerra (dopo il controllo del colore…), farebbe meglio la sua parte predisponendosi a diventare una Patria provvisoria per gli Ucraini (“dopo”, magari con calma, anche per gli Italiani…) che, prima o poi, vorranno tornare a casa loro.
Non centriamo nulla col potenziale sproporzionato della Russia, America, Cina, siamo apprezzati per le nostre eccellenze (che sono tantissime) non per il nostro armamento bellico e sono certo, nemmeno per la preparazione militare del cittadino medio.
Sopportiamo tutto, anche di più. Già abbiamo capito che il “cetriolone” è in piena posizione, pronto a fare il suo dovere di Statista Illuminato che ha deciso (in solido con la Cricca Eletta) di regalare agli Italiani, a spese dello Stato (forse), una bella divisa commissionata dall’azienda dell’amico dell’amico, le armi “mediate” dal nostro “kompagno” di tante battaglie lobbistiche (…) e tutto il corollario necessario (e provvigionale…) per andare nel Donbass a sparare ai Russi. Chiedo perdono a tutto lo Stato Militare ma mi dichiaro “renitente” (come sempre…). Figlio di madre vergine, quindi esentato.
Anche se non andrà a finire come nell’incubo di un (ormai) allucinato cinico pessimista, il salatissimo conto da pagare (per quelli che non hanno il “bonifico mensile” garantito e bello ciccio…), è già stato spedito in fattura, recapitato a mezzo poste a ognuno di noi.
Stiamo già pagando economicamente, per una guerra che non ci appartiene, se non altro perchè a nessuno di noi arriva un assegno NATO per la collaborazione “spontanea”.
A qualcun’altro, immagino di sì…
La guerra cesserà ma solo quando lo diranno “loro”.
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