EDITORIALE – LA FASIOLO NON CONOSCE OGILVY…

di Raffaele Lisco.

Un’immagine negativa, può anche rovinare il lavoro di settimane…

Premesso che perseguo catechisticamente il massimo rispetto per la Signora Laura Fasiolo e le auguro ogni bene in generale, mi permetto (non autorizzato) di offrire gratuitamente un modesto suggerimento “tecnico”, alla candidata Sindaca del Partito Democratico per le prossime elezioni amministrative di Gorizia.

La fotografia che pubblichiamo come immagine di questo Editoriale, racconta da sola tutta la tristezza che trasmette nel contesto. Sicuramente, nemmeno il più “apprendista” dello staff della Fasiolo sarebbe stato capace di scegliere un’immagine talmente infelice, quindi dobbiamo pensare a una distrazione non voluta

Se quel “vuoto” contenuto nel messaggio di una candidata che parla al nulla, suicidio mediatico rafforzato dalla figura “anonima” di uno che se ne va (…) avesse voluto trasmettere qualcosa di utile per attirare consenso, allora sarà meglio sedersi un momento e rifletterci sopra…

Basterebbe aver dato un’occhiata a qualche Legge della Comunicazione, aver letto anche solo qualche articolo sulla storia di Bernbanch, poche pagine di Saggio di un Ogilvy e, perchè no, scoprire il pensiero di Gossage. Tutti esempi di Maestri della Comunicazione.

Distrae sull’attribuzione delle colpe da stabilire, sul nome del fenomeno/a che ha diffuso sui Socials questo esempio di autolesionismo d’Immagine (…), il fatto che la foto sia stata pubblicata (anche) sul profilo personale Facebook della Signora Fasiolo.

O qualcuno ne ha la disponibilità e così si guadagna la paghetta (…), oppure la responsabile è la stessa candidata e, in questo caso, peggio ci sentiamo…Sarebbe stato comprensibile, se la foto fosse stata usata dall’avversario a proprio vantaggio, ma così…

Se vuoi vincere le elezioni, DEVI prestare maggiore attenzione e studiare di più.

Con i concetti di David Ogilvy, per esempio, scopriamo che nelle categorie di prodotto dove il messaggio ha un obbiettivo di media distanza (come la ricerca del consenso) conviene resistere alla tentazione di spiegare, descrivere, dimostrare. Al contrario, è preferibile sussurrare, suggerire, alludere.

La lezione di Ogilvy, ci suggerisce di seminare “indizi” con misura, evitando di svelare troppo, in modo che il pubblico possa appassionarsi, incuriosirsi e lasciarsi coinvolgere, come in un libro giallo ben architettato.

Esattamente il contrario di quanto si osserva, oggi, nella stragrande maggioranza dei candidati a qualcosa o per qualcosa. La sconsiderata (e burina) scelta di apparire sempre e comunque, occupare qualsiasi spazio utile e presenziare ovunque ci sia (almeno) qualcuno, per immortalare il momento e poi pubblicarlo. Fino alla noia.

E’ stato Gossage a insegnarci ad andare “Out of the Box”, cioè a ragionare su idee che uscissero dalla dimensione del media, e che (in alcuni casi) potessero persino giocare con esso.

È proprio questa lezione che – secondo noi – andrebbe applicata alla Comunicazione Politica attuale e perdente: scrivere e progettare comunicazione, pensando prima alle persone e, solo in un secondo tempo, agli adattamenti necessari per adeguare i messaggi ai canali.

Invece di pubblicare una foto triste, anonima e inutile, immagine negativa che sminuisce il carisma del candidato, incastrandolo in un percepito di abbandono e scarsa considerazione, solo per soddisfare una sciocca “bulimia” di likes che non paga più (…), è molto più serio affidarsi a dei professionisti, per costruire una Call to Action capace di condurre il gioco e non farsi trainare a rimorchio.

Oppure, continuare a sbagliare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

 

 

 

Related posts