di Raffaele Lisco.
Erano “Figli delle Stelle” ma la giustizia italiana (minuscolo) li ha spenti per sempre.
Con l’assoluzione di Alejandro Augusto Stephan Meran, il dominicano assassino dei due agenti di polizia Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, uccisi il 4 ottobre 2019 dentro la Questura di Trieste, si chiude una delle più tristi e avvilenti pagine del Diritto.
Certo, tecnicamente, l’aver accettato la tesi difensiva dell’impossibilità d’intendere e volere di un malato schizofrenico certificato da due perizie probatorie, giustifica la decisione dei giudici di Trieste, tuttavia, la sentenza ha lasciato dietro di sè moltissima delusione e sconcerto su come venga applicata la Legge in Italia.
Gli hanno dato 30 anni di “manicomio”, allo “sparatore” malato, una condanna ingannevole per il semplice motivo che i REMS (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), sono istituti gestiti dai Dipartimenti di Salute Mentale (ASL) non dal Ministero di Grazia e Giustizia come le carceri.
Tradotto, significa che tempo pochi anni e il “percorso riabilitativo” avrà sconfitto la “pericolosità sociale” che ha convinto i giudici a non sbattere il galera il “povero negro” e buttare via la chiave, riconsegnadogli la libertà di continuare a fare danni impunemente.
Forse, in carcere, la sua “pericolosità sociale” avrebbe dovuto fare i conti con “l’impazienza sociale” degli altri detenuti, gente con la quale spacciarsi per “matto” procura unicamente il guadagno di tante di quelle legnate da preferire una lama nella pancia…
Qualcuno ha sollevato perplessità sul giudizio del Tribunale di Trieste, domandandosi come un “matto” riesca a disarmare non uno ma due poliziotti, barricarsi dentro una Questura e poi, una volta compreso l’arrivo della fine, arrendersi docilmente per salvarsi la vita…
Ai miei tempi, se e quando ti fossi permesso di minacciare uno “sbirro”, non solo ti guadagnavi una fraccata di legnate indimenticabile ma, esagerando, poteva capitare di “cadere da una finestra del quarto piano” (…), essere colpito da un proiettile esploso per caso (…) e perfino, strozzarti con la caramella offerta dal piantone.
Non sono in grado di valutare se fosse più giusto l’atteggiamento “duro” della Polizia del secolo scorso, oppure il metodo “comprensivo” e “riabilitativo” di oggi. Quello che so è che una volta, “delinquere” era una scelta consapevole sulle conseguenze possibili. Se facevi il bandito e ti beccavano, andavi in galera e vonde.
Personalmente, da “pluripregiudicato” frequentatore di tribunali penali (…), dovrei essere felice per la facilità con la quale un avvocato, anche scarso, sia in grado di aggirare la Legge Italiana.
Dovrei plaudire alla possibilità di trascinare un processo per anni e anni, avere la certezza di non entrare MAI in un carcere, sfruttando condoni, amnistie, riduzioni di pena, patteggiamenti, conversioni sociali e lavori utili…
Solo che io posso permettermelo, perchè non rubo, non ammazzo, truffo o stupro la gente.
I miei “reati” sanno di vendetta degli “offesi”, sono la punizione scelta dalle mie “vittime” per recuperare lo “sputtanamento” pubblicato senza filtri. Il patetico tentativo di vendersi come “onesti”, cercando di delegittimare il “diffamatore”, ben sapendo di essere stati scoperti in “fragranza” di coglioneria…
I “Figli delle Stelle”, Matteo e Pierluigi, avevano sogni, famiglie, un futuro davanti a sè ed è bastato un “matto” dentro “casa” per distruggere tutto.
Ieri, la Giustizia Italiana, ha celebrato la sconfitta della Civiltà, premiando la solita pelosa, disgustosa e salvifica politica buonista di un’umanità perduta..
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