EDITORIALE – VOTA ANTONIO (MA ANCHE NO…).

di Raffaele Lisco.

Meno di un mese alle Elezioni Amministrative e Referendum sulla Giustizia. Quale affluenza ci sarà?

Più si avvicina la data del 12 giugno, domenica nella quale gli Italiani dovrebbero (forse) recarsi alle urne, per eleggere le amministrazioni comunali in scadenza e votare la propria scelta sui Referendum proposti, e maggiormente cresce il senso di distacco che separa sempre di più il popolo dalla politica.

Basta ritrovarsi inseriti a forza (per residenza) nelle Campagne Elettorali a noi più vicine, sentirsi addosso quel senso di fastidio che sale quando l’insistenza altrui diventa invasiva, dover fuggire in luoghi sconosciuti in cerca di un minimo di silenzio per godere dell’assenza del “candidato/a” petulante.

Nemmeno sul cesso si riesce a dribblare il messaggino del potenziale Consigliere. Mentre la fai, sei raggiunto dal jingle del sindaco, tu “spingi” e loro accompagnano il tuo “sforzo”, con progetti, promesse e giuramenti degni del momento…

Per qualcuno di noi, più “stitico”, la propaganda è una “mano santa”, la litania elettiva “aiuta” moltissimo alla bisogna e, nei casi più acuti (…), l’associare la faccia del questuante al messaggio, è quel “tocco magico” capace di spurgare anche il condotto più otturato…

Non è una novità, ogni anno qualcuno “scende in campo”, folgorato dall’irresistibile fregola di voler “spendersi per la città”. Ciclicamente, chi si è già strafogato di “torta” ne vuole sempre di più (…) e deve rintuzzare gli attacchi dei “Nuovi Affamati” pronti ad affilare le lame per conquistarsi anche loro un posto al sole.

Quello di cui ormai tutti si stanno meravigliando, è la sempre più convinta “defezione” dal “giochetto” del Popolo Bue, la voglia di “fuga” dai politici vecchi e nuovi.

Sembra che la “massa” stia crescendo di livello e il contagio tra menti deboli vada più a favore del cittadino e sempre meno in direzione dell’onorabile

In poche parole, l’antica “paura” del Potente, il Complesso di Sudditanza verso il Comandante e quel rispetto ancestrale derivante dalla patologia del sentirsi “inferiori”, è ancora forte ma sta lentamente lasciando il passo a una nuova e inattesa volontà di distacco del Cittadino dal Sistema

Ai politici di oggi, non crede (quasi) più nessuno.

A qualsiasi livello, locale, provinciale, regionale, nazionale ed Europeo, l’essere diventati ostaggio di un’informazione assillante, ha trasformato lo strumento di controllo della massa, in un pericolosissimo esternatore di segreti che hanno demolito l’immagine “onorevole” del politico e aperto gli occhi a tanti che si fidavano della “parola” dei bugiardi.

Basta osservarli nelle loro liturgie “elettorali”, ancora fermi a logiche del dopoguerra, prigionieri delle gerarchie partitiche, obbligati a promettere sempre di più e terrorizzati dalla possibilità di perdere il privilegio, bonus faticosamente conquistato con le peggiori tecniche truffaldine e vergognose.

Naturalmente non cambierà nulla, in fondo non ci sono “minimi” per invalidare un’elezione e al Candidato/a poco gliene frega se vince col 51% di “tutta la città”, oppure con la stessa percentuale riferita alla metà della metà degli aventi diritto al voto.

Come dicono al Sud: “Cumànnari è mègghiu di fùttiri…”, quindi l’importante è portare a casa il risultato

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