EDITORIALE – MIGLIORI? MA ANCHE “MENO”…

di Raffaele Lisco.

Conclusa anche l’esperienza dei “Migliori”. Spinto alle dimissioni Mario Draghi.

Quello che è successo ieri, mercoledì 20 luglio 2022, ha dimostrato chiaramente (per quelli che ancora non l’avevano capito), che non è la “kompetenza” quel valore aggiunto che distingue la Pecora del Gregge dal Cavallo di Razza. Almeno in Italia…

Indubbiamente, Mario Draghi detto il “Migliore” (col permesso di plagio da parte di Togliatti…), colui che tutte le Segreterie Internazionali ci invidiano e i Poteri Forti Mondiali riconoscono come un alleato prezioso per la “spartizione del mondo” (…), ha peccato anch’egli di troppa fiducia nei suoi mandanti politici da avanspettacolo.

NESSUNO e sottolineiamo NESSUNO, può realmente credere che, in Italia, ci si possa distinguere positivamente in settori appartenenti alla politica. Presentiamo premi Nobel, eccellenze industriali, capitani coraggiosi, sportivi di massimo livello, artisti famosi e siamo celebri ovunque, per quel Made in Italy che neppure la politica di basso livello è ancora riuscita a sporcare.

Gli “Italiani”, quelli seri che producono, non appartengono alla stessa Casta degli “Itagliani” che campano a scrocco, forti del consenso di “sottomiracolati” in attesa del cibo fornito da Mamma Chioccia. Le due categorie sono come Acqua & Olio, non si possono mescolare ma solamente convivere sopportandosi con disprezzo l’uno dell’altro.

Eppure, i nodi vengono al pettine, quando il “Migliore” di turno diventa troppo ingombrante, dimostra sempre più palesemente l’ignoranza unita all’inutilità di gente che ha solo nella parlantina il proprio Punto di Forza. Poi, con un badile in mano, diventa pericoloso/a…

Anche in questo caso, gli enormi problemi che ci stanno aspettando, sono diventati di “secondo piano”, rispetto al pericolo di una delegittimazione dei Segretari di Partito.

La figura da Pirla incapaci di amministrare una nazione, gente che farfuglia improbabili lingue straniere all’estero e/o pivelli ex disoccupati ai quali sono state date le chiavi della cassa (…), non poteva più trovare spazio tra l’opinione pubblica, quella che si è stufata perfino di andare a votare il Circo dei Pagliacci.

Defunta una sinistra ormai orfana degli “Uno vale Uno” (5 Stelle – ndr) e ammalata (gravemente) una destra alla quale la sicura separazione con la Meloni (Fratelli d’Italia) avrebbe procurato la sicura estinzione di Capitan Nutella e del Cavaliere Nero (…), per non morire (politicamente), l’ultima fichès da puntare sul tavolo è stata quella di cacciare il “Migliore” (chiamato a salvare la Nazione…) e tornare alla vecchia, sana e appagante spartizione della carcassa italiana.

Finiremo come la Grecia? E chissenefrega, tanto, per quelli che continueranno a incassare cifre a sei zeri (in euro) per andare nei talk show a gridare la qualunque, per gli “appaltatori” legati a doppio filo agli “appaltanti” e per quel “sottobosco” che campa, al calduccio, tra le chiappe degli “onorabili”, la “Crisi” non esisterà, ne ora, ne mai…

Dei milioni di Italiani rimasti nelle pesti non interessa a nessuno, nemmeno a loro stessi, gregge suicida che, piuttosto che affrontare la realtà, preferisce credere al primo delinquente in transito, “candidato” disposto a spergiurare che,  con loro, “torneranno i tempi d’oro”.

Bene così, noi non vedevamo l’ora di “non tornare a votare”.

Ne per le Politiche (ottobre), ne per le Regionali del FVG (2023), esattamente come (non) facciamo da anni. Almeno per restare coerenti con il distacco che ci separa da personaggi dai quali non ci sentiamo rappresentati in nessun luogo, città, provincia, regione, nazione, Europa.

La nostra tessera elettorale giace nel cestino, in “Pratica C” e li resterà a lungo…

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