di Raffaele Lisco.
I Nuovi “Mamùli de Gravvvvo…
A fatica, ma ci siamo ripresi dalla visione dell’ultimo Consiglio Comunale di Grado.
L’analisi politica dell’assise, oltre a tutto il dibattuto, ci ha lasciato principalmente perplessi sul non riuscire a comprendere l’utilità di dichiararsi quello che non si può essere (per storia personale…), portandosi dietro la convinzione (illusoria) di riuscire a convincere «quelli veri».
Il sindaco Claudio “Marchesan” Kovatsch, durante il Consiglio, piccato dalla raccomandazione che evidenziava la sua scarsa partecipazione alla vita cittadina, ha risposto sviolinando pubblicamente tutto il suo “amore per Grado”. Innamoramento confermato dal suo impegno nel tempo, in vesti diverse, fino ad arrivare a diventarne il Primo Amministratore.
Sorvolando sul fatto che si potrebbero illazionare mille mila altri motivi per i quali il dott. Kovatsch (Marchesan) sia stato preso dall’impulso incontenibile di un tanto (…), la sua “cotta” per Grado non ha nessuna importanza per i gradesi. Quelli veri…
Ci domandiamo dove stia il vantaggio del voler apparire l’ennesimo “Mammmmolo de Gravo“. Che emozioni procuri rinnegare le proprie origini, con lo squallido scopo di “piacere” ai nuovi sudditi? Dove si gode, quando ti dicono che sei “Uno di Noi“?
Populismo? Piacioneria? Paraculismo Estremo? Se fosse così, sarebbe decisamente triste. Nemmeno i gradesi nativi che sono diventati sindaci, sono scampati alla dura legge del “cavème ‘n ocio“. Maricchio & Raugna, “indigeni locali”, resteranno nella Storia di Grado per sempre… Figuriamoci «un de Tavagnàc», “oriundizzato” Città Giardino…
Invece, aprendo una parentesi più seria e indifferente alla “natività”, secondo noi, uno stimato professionista di “una certa” (…) non dovrebbe sottolineare, infastidito, la sua “Pubblica Ufficialità” (…) e, contemporaneamente, mentire.
Per esempio, affermando a verbale che: «…io non giro per osterie…». Non quando sono una decina d’anni che traccheggi in una nota Enoteca gradese…
Oltre che a doversi ricordare meglio la propria Storia (…), buttarsi sull’Amor Lagunare non paga, anzi, vale esattamente come contrario. Biagio Marin è sempre lì, a ricordarcelo. La “graisanità”, è solo una condizione inventata dai nativi per darsi un nome e fare festa.
In realtà, Grado è la rappresentazione più evidente dell’individualismo da cortile. Non esiste una “collettività” sull’Isola dei Còrcai e attribuirsene la partecipazione fa solamente aumentare la compagnia dei “Figi de Anèma”, acquisiti bastardi di provenienza “foresta”.
Abbiamo scelto, come immagine di testa articolo, la rappresentazione più evidente di quanta “graisanità” faccia parte del Potere Isolano: un “tedesco” (Soyer), un “furlano” (Kovatsch), un “de Latisana” (Bini) e un “goriziano”.(Lovato). Manca il Nuovo Presidente (Marin) mammmolo da Trieste, “uccio da spiaggia“…
Se non fosse di troppo disturbo alle loro kompetenze (…) suggeriremmo, umilmente, di lasciare perdere le “affiliazioni” e pensare (meglio…) a come rendere il territorio il migliore possibile per VERI gradesi. Possibilmente, anche per la clientela del nostro UNICO indotto, il Turismo (…).
Siete stati votati per mantenere e migliorare questo luogo già meraviglioso di suo, una piccola isola della quale voi stessi vi dichiarate “innamorati”…Un luogo dove vivere bene, presentando una città pulita e moderna, in piena sicurezza e con la garanzia del buon funzionamento dei servizi pubblici.
Forse, in questo modo, “indigeni” e “ospiti” ve ne saranno grati, parteciperanno con collaborazione e voi, «Nuovi Mamùli», dimostrerete VERAMENTE (con i fatti) il vostro “amore per Grado“.
Auguri di Buon Lavoro, al nuovo acquisito “mammmolo de Gravvvo”, dott. Claudio “Marchesan” Kovatsch…
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